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Quella volta che Roger Milla provocò la crisi epilettica di Ronaldo con un rito “da stregone”

Su Repubblica Audisio racconta le storie e le dicerie sui “vudù” dello sport: una volta il portiere N’Kono fu arrestato per aver far fatto una macumba al palo di una porta

Quella volta che Roger Milla provocò la crisi epilettica di Ronaldo con un rito “da stregone”

La crisi epilettica di Ronaldo alla vigilia della finale dei Mondiali di Francia del ’98 fu provocata da un rito dello “stregone” Roger Milla. Così narrano le leggende. Secondo le quali il camerunense, (il più vecchio giocatore a segnare in un Mondiale) che tutti in Italia ricordano per Italia 90, fu persino ringraziato confidenzialmente dal presidente francese Jacques Chirac in persona, che per riconoscenza lo promosse ambasciatore sportivo internazionale.

E’ una storia di quelle che Emanuela Audisio ha raccontato su Repubblica in tema “vudù”. Lo scontro tra Ibra e Lukaku nel derby ha acceso il dibattito sul razzismo ma anche sulle curiose maldicenze che circolano sui “sorciers , marabout oppure native doctors” del pallone.  Quelli dei riti voodoo, come scrive la Audisio, che “ufficialmente nelle nazionali africane sono aggregati alle squadre come fisioterapisti o accompagnatori”.

Che ricorda: “il vero sorcier africano vive nella grande foresta pluviale equatoriale e si nutre delle tradizioni e dei segreti del popolo dei pigmei. In particolare in Camerun, Guinea equatoriale, Gabon, e per una piccola parte nel Congo e nella Repubblica Centrafricana. Lì ci sono i sorciers più potenti e temuti: sono quelli che hanno potuto avvicinare i piccoli esseri sacri delle regioni di Bertoua, Yokadouma e Lolodorf”.

E poi “ci sono atleti che diventano stregoni e protettori di loro stessi”. E qui si entra un mondo davvero fantastico, che produce dicerie come quella di Milla, appunto. “In Africa se lo ricordano tutti: Camerun- Inghilterra, quarti di finale di Italia ’90, durissimo contrasto, Milla si accascia, sembra non più potersi rialzare: arriva la barella, lui dice di no e fa segno alla panchina di portargli la sua borsa personale. Ancora sdraiato sull’ erba, caccia la mano nella borsa, ne estrae qualcosa di misterioso che si passa sulla gamba ferita. Una manciata di secondi dopo è di nuovo in piedi, come se nulla fosse”.

Un altro è Thomas N’Kono, mitico portiere del Camerun, che durante la Coppa d’Africa del 2002 in Mali fu “addirittura arrestato dalla polizia locale per «stregoneria». Era stato sorpreso con un amuleto a compiere una “macumba” al palo, un’ora e mezza prima della semifinale con il Mali. Fu squalificato per un anno, nessuno in Africa contestava la sostanza dell’ accusa, semmai la durezza della pena, che venne ridotta”.

Philippe Troussier, allenatore francese nato a Parigi da un macellaio di Arnage, dopo nove anni passati in Africa, tra Costa d’ Avorio e Burkina Faso, fu soprannominato «lo stregone bianco»: “era sempre pronto ad intrattenervi sull’ importanza dei riti religiosi tribali, dell’ unione tra corpo e spirito. Tanto da avere la visione che Dio abitava in Africa. «L’ho visto, era seduto su un baobab»”.

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