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Letizia Moratti: «Netflix racconta le ombre di San Patrignano, mancano i ragazzi che si sono salvati»

Al Corsera: «Se ne sono salvati 26mila. È stata un’occasione persa. Un errore limitare il racconto a Muccioli, non rende merito all’impegno dei ragazzi»

Letizia Moratti: «Netflix racconta le ombre di San Patrignano, mancano i ragazzi che si sono salvati»

Il Corriere della Sera ha intervistato per la prima volta Letizia Moratti per parlare con lei del suo impegno, insieme con suo marito, per la comunità di San Patrignano. E ovviamente della docu-serie di Netflix. Che lei definisce un’occasione persa.

«Mi ha colpito che nonostante alla regista fossero state completamente aperte le porte, a me e a tantissime delle persone che ci hanno contattato e ci stanno contattando in questi giorni è parso di vedere solo le ombre. Penso sia stata un’occasione persa, perché la droga rappresenta ancora oggi una emergenza e molti giovani affrontano il tema con la fragilità e le insicurezze tipiche della loro età. Non aver raccontato nessuna delle storie di fragilità che poi sono diventate forza e vita piena è stata un’occasione persa».

Lei ricorda il numero dei ragazzi salvati: 26mila. Dice che Netflix non le ha lasciato scelta per le date dell’intervista, lei in quel periodo era molto impegnata per l’Opa lanciata da Banca Intesa su Ubi. E ancora per lei è stato un errore ridurre tutto alla figura di Muccioli:

«Muccioli è stato l’uomo che ha avviato il progetto: per noi l’esperienza non era Muccioli, ma San Patrignano, e limitare tutto il racconto della comunità alla storia di un uomo non rende merito all’impegno di tutti i ragazzi per far crescere San Patrignano in ciò che è oggi per il nostro Paese».

«Quando Vincenzo è stato in prigione sarebbe potuto finire tutto, invece i ragazzi hanno scelto di restare e di continuare quel grande lavoro: l’hanno vissuta come una sfida ed è stato anche lì che si sono poste le basi per una nuova gestione, quella attuale».

Moratti racconta l’impegno della sua famiglia, col marito Gian Marco e i figli. Per quarant’anni, tutti i week-end a San Patrignano.

Non nega che vi siano stati errori, anche momenti drammatici, ma il fatto che i ragazzi stessi abbiano voluto andare avanti quando Muccioli è stato in carcere fa capire la loro volontà e convinzione nel progetto.

Alla domanda: è esistito un «Metodo San Patrignano»? ha risposto così

«Se si intende un metodo di violenza, assolutamente no. Come dicevo, il metodo si è costruito assieme ai ragazzi ed è evoluto con il tempo perché intanto succedevano tante cose: sono nate altre comunità con cui confrontarci e discutere, anche lo Stato ha affrontato il problema, il livello di consapevolezza e anche lo studio del fenomeno si è approfondito. Al modello San Patrignano si è ispirata una decina di comunità in tutto il mondo».

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