POSTA NAPOLISTA – Il presidente non aggiunga un altro errore agli altri commessi dopo anni di gestione oculata. E per il futuro, eviti cloni di Sarri
Gli scacchisti conoscono un noto aforisma: quaranta buone mosse non ti assicurano la vittoria, una sola sbagliata ti può far perdere. Nel caso di Aurelio De Laurentiis è pacifico affermare che abbia già perso, perché non si è limitato ad un solo errore. Dopo anni di gestione oculata, che hanno permesso la creazione di un tesoretto cui attingere nelle stagioni con bilancio in rosso, ha dilapidato tutto in modo scellerato. L’aggravante è stato farlo nel pieno di una pandemia che, senza essere preveggenti, avrebbe causato una recessione mondiale. Lo scenario futuro porta inevitabilmente a un ridimensionamento, gli stipendi più onerosi non saranno sostenibili e, giocoforza, bisognerà mandare via chi guadagna di più. A qualsiasi prezzo, anche in saldo.
Al peggio però, non c’è mai fine, per questo voglio dare un consiglio al presidente: non aggiunga un nuovo errore ai precedenti. Gattuso deve restare fino a giugno, l’esonero doveva avvenire al termine della scorsa stagione. Dopo trenta partite era chiaro che il suo calcio si riassumeva in: speriamo che gli attaccanti la buttino dentro e la difesa regga. Il paradigma di questo assunto è esemplificato dalle due finali contro la Juventus: nella prima, la difesa tenne; nella seconda, non è successo e gli attaccanti non hanno centrato la porta.
Prendere un traghettatore servirebbe solo ad aumentare la confusione in calciatori che sono già disorientati, i grandi nomi per la panchina possiamo escluderli per motivazioni economiche, quindi la migliore strategia è il silenzio cominciando a lavorare per la prossima estate. Per necessità di bilancio bisognerà puntare su un allenatore che non abbia grandi pretese (economiche e tecniche), con esperienza della serie A e che (possibilmente) sappia friggere con l’acqua.
Personalmente, escluderei a priori il tentativo di un ritorno ai fantasmi del passato con De Zerbi e il suo 4-3-3. Sarebbe come mettere toppe nuove su un vestito logoro, cosa che anche i Vangeli sconsigliavano. C’è bisogno di una rivoluzione, che era stata chiesta anche da Ancelotti dopo il secondo posto. Il presidente preferì ascoltare il suo direttore sportivo gran competente di calcio minore; le conseguenze sono uno sfascio che solo i più ottusi non vedono ritenendo ancora l’allenatore precedente responsabile per la situazione attuale. Per cui, caro presidente, incroci le dita e speri di arrivare quarto, altrimenti si apriranno scenari inquietanti. Per le sue tasche e per la nostra passione.