“E’ tutto un contraddirsi per dispetto”. La gestione dell’emergenza napoletana è bloccata anche dallo stallo istituzionale tra due “viceré” che litigano come all’asilo
Più che “una contesa”, come la definisce Repubblica”, la zuffa continua tra De Luca e De Magistris ha preso i toni della tragedia. Che la gestione dell’emergenza napoletana sia bloccata anche dallo stallo istituzionale tra due “viceré” che litigano come all’asilo è ormai sotto gli occhi di tutti. E viene sottolineata sulle pagine nazionali del quotidiano.
“De Luca ha dato dell’«imbecille» a De Magistris, seppur non nominandolo, ma tutti hanno capito che si riferiva a lui. E quando gliene hanno chiesto conto, il sindaco ha ricordato che si era preso già dello «scemo del villaggio». La Campania è zona gialla, ma ha numeri da zona rossa. Eppure i due si azzuffano come se fossero due attori a teatro”.
Non fosse drammatico il girotondo di posizioni sembrerebbe una farsa.
“È tutto un contraddirsi per dispetto. De Magistris vuole il lockdown totale, ma poi chiede a De Luca di riaprire asili ed elementari. De Luca annunciò il blocco di ogni attività, salvo poi fare retromarcia per le violenze notturne, e ora dice: «Fate come se ci fosse!». De Magistris lo sfida: «Il presidente si è preso paura». Poi mette in discussione i dati forniti dalla Regione e provoca il rivale scrivendo al ministro Speranza: «Qua l’unico miracolo sono i medici, gli infermieri, il personale, che sono allo stremo». De Luca gli replica in diretta Facebook: «Qualche imbecille di amministratore va in giro per le trasmissioni per parlare male di Napoli e della Campania»”.
Per Repubblica “i due non potrebbero essere più diversi. De Magistris è figlio della ricca borghesia cittadina, ed è in crisi perché la sua stagione sta finendo: l’anno prossimo si vota per il Comune. De Luca sa di essere giudicato un intruso dalla Napoli bene ed è prigioniero della sua imitazione. In realtà, a dispetto delle idiosincrasie, hanno molte più cose in comune di quanto vorrebbero ammettere. Ma questa non è una pochade. È una tragedia”.