A La Verità il racconto di un imprenditore che lavora in Cina: «L’albergo lo sceglie lo Stato. A volte non puoi aprire la porta da dentro»
Un imprenditore italiano che vive a Hong Kong racconta a La Verità la sua esperienza di quarantena in Cina. La settimana scorsa per lavoro è dovuto andare a Shanghai per lavoro e è stato costretto a due settimane di quarantena in un albergo scelto dal governo cinese.
Innanzitutto, prima di entrare in Cina si è sottoposti a un test salivare che “va ripetuto fino a 72 ore prima del volo. Se è negativo, prendi l’aereo”.
C’è tutto una procedura da seguire una volta atterrati, ovviamente si è sottoposti a tampone. Dopodiché si arriva in un albero scelto dal Governo
«Giunti a destinazione c’è un altro controllo al centro di isolamento per verificare che le persone scese dall’autobus siano quelle che devono entrare nelle camere. Tutto viene controllato scrupolosamente per evitare errori.
Gli hotel sono tutti transennati con barriere alte almeno due metri e c’è un solo ingresso e una sola uscita».
Dell’albergo dice: «È decente. Potendo, certo, avrei scelto diversamente».
La stanza è spaziosa. In camera viene fatto trovare un pacchetto con tutti i beni di prima necessità come spazzolini, acqua da bere, disinfettanti per le pulizie. Il frigo bar è stato tolto. Non so perché. C’è proprio il buco, dove prima è chiaro ci fosse. Non si può uscire dalla stanza. Ci sono centri dove non si può nemmeno aprire la porta da dentro. Nel mio caso si può aprire, ma ci sono delle telecamere da dove guardano se violi l’isolamento. Fuori dalla mia stanza c’è un tavolino dove appoggiano il cibo per colazione, pranzo e cena. Per fortuna c’è una scrivania dove posso lavorare. Internet è decente la mattina, la sera lentissimo. C’è anche la televisione, solo cinese ovviamente.
Le pulizie?
«La pulizia è a tuo carico. Ti viene dato uno straccio e le fai da solo. L’isolamento è completo e rigoroso.Non si possono avere contatti con nessuno, se non con il medico che, tutto bardato, viene a provare la febbre ogni giorno».