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Gundogan, Marchetti e i calciatori guariti: “Attenti, il Covid non è affatto una semplice influenza”

Le testimonianze del centrocampista del City e del portiere del Genoa. Chi l’ha preso cerca di fare da testimonial alla causa: state attenti, è molto pericoloso

Gundogan, Marchetti e i calciatori guariti: “Attenti, il Covid non è affatto una semplice influenza”

Prima il contagio, la convalescenza, poi la liberazione del campione negativo. Infine il messaggio sociale: “Fate attenzione ragazzi, non è una semplice influenza”. Così la malattia viene riprocessata dai calciatori, per arrivare a dover ribadire a scopo didattico la propria testimonianza di paziente. Dopo sette mesi c’è evidentemente bisogno ancora che il calciatore, o il vip in generale, ci ricordino che con la Covid-19 non si scherza. Ma soprattutto, andrebbe ricordato ai compagni, ai Presidenti, ai dirigenti, a un ct della Nazionale a caso.

E così, per restare ad oggi, il portiere Marchetti, uno dei primi tre contagiati del focolaio Genoa, finalmente negativo, può tornare alla sua carriera sportiva e sui social scrive:

“Finalmente sono negativo. Questa parola a cui da sempre ho attribuito un brutto significato oggi è la più bella di tutte. Rispettate le regole ragazzi, non è una banale influenza come ho sentito dire da tanti! Da oggi visite e poi…non si molla niente!”.

Ben più esplicativo il racconto di Ilkay Gundogan, il centrocampista del Manchester City guarito dalla malattia dopo averne potuto apprezzare i sintomi peggiori. Lui, giovane e atleta:

“Mi ha colpito duramente. All’inizio avevo dolori agli arti. Poi mi sono sentito completamente esausto e il mio senso del gusto è svanito. Non mi sentivo affatto bene e riuscivo solo a stare sdraiato a letto. Solo dopo diversi giorni sono gradualmente migliorato. Ad essere sincero, non ricordo l’ultima volta che ero stato colpito da un’infezione”.

Anche Gundogan vuole farsi testimone della pericolosità di un virus sottostimato soprattutto dai giovani:

“A causa degli attuali sviluppi in tutto il mondo, vorrei anche esprimermi pubblicamente, non per ottenere simpatia, ma semplicemente per attirare nuovamente l’attenzione su di esso. Questo virus non è uno scherzo. Va preso molto più seriamente. Dopo l’annuncio pubblico della mia positività, ho letto molti commenti sui social del genere “Sta bene comunque! Si rilasserà a casa per 10 giorni e poi si allenerà di nuovo”. Tutto quello che posso dire a queste persone è: no, purtroppo non è stato un piacere”.

“Come atleta competitivo, ovviamente, non appartengo da un gruppo a rischio, quindi posso ancora considerarmi molto fortunato. La mia esperienza con il virus non può essere paragonata alle esperienze di coloro che hanno perso la famiglia o gli amici. Tuttavia, come persona colpita e nel mio ruolo di persona, vorrei mettere in guardia ancora una volta la gente”.

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