A Sky Tg 24: “Lo deduco anche dalle categorie di pazienti che ricoveriamo, alcuni dei quali temo dovranno essere passati dai reparti di terapia intensiva a quelli di rianimazione. Giusta la modifica su quarantena e tamponi”
Il direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ha rilasciato un’intervista a Sky Tg24.
“Non abbiamo la situazione di marzo o aprile, però abbiamo una situazione che si fa via via allarmante. Siamo di fronte al divenire di un fenomeno che sta diventando pesante. L’ultima settimana è stata già abbastanza indicativa di qualche cosa che non va come vorremmo che vada e negli ultimi giorni ancor di più”.
Galli si è detto favorevole alla nuova norma del Dpcm per la quale basterà un solo tampone negativo per essere riammessi in società dopo un contagio.
“Sono sempre molto favorevole all’estensione della diagnostica, però di questi chiari di luna dire che può essere sufficiente un tampone per liberare le persone dalla quarantena, dopo essere state positive in precedenza, penso che possa essere accettabile, facendo di necessità virtù. Mi sembra che le difficoltà nel fare i tamponi siano ovvie e grandi. Se per un difetto di risposta tra il primo e il secondo tampone intercorrono dieci giorni non si può pensare di tenere le persone in quarantena solo per attendere il risultato del secondo tampone”.
Stesso discorso anche per la quarantena dei contatti con i positivi.
“È da un bel po’ che dico che abbreviare la quarantena dei contatti è importante, però per essere tranquilli dovremmo avere un tampone alla settima giornata che se negativo consente di liberare la persona subito. Questo in un Paese ideale, ma nel Paese reale anche qui bisogna fare di necessità virtù. Però è ora di fare più tamponi da più parti e in maniera più ampia”.
Sulla situazione della Lombardia:
“Il numero degli infetti in Lombardia andrà fatalmente a crescere. Mi auguro che non cresca in maniera rapida e subitanea, ma andrà a crescere, lo deduco anche dalle categorie di pazienti che ricoveriamo, alcuni dei quali temo dovranno essere passati dai reparti di terapia intensiva a quelli di rianimazione. Io non ho il compito di smistare i malati, ma credo che in questo momento Milano sia già abbastanza sotto pressione, anche rispetto ad esempio alle aree che erano state più colpite all’inizio di questa storia”.
Sui test rapidi:
“Mi auguro anche che arrivi presto la possibilità di utilizzare i test salivari, ci sposterebbero moltissimi problemi anche perché sono più facili da fare. Se i test salivari funzionassero sarebbero un grandissimo elemento di supporto: è un esame che dà risultati rapidamente. Sarebbe estremamente importante e utile per arrivare a un uso molto più estensivo e che riguardi molti contesti. La sensazione è che sia difficile, ma se non si tenta almeno di sperimentare molto e allargare rapidamente, a partire dalle sperimentazioni di utilizzo dei test rapidi ovunque sia possibile, il rischio è quello di restrizioni sempre più pesanti”.
Infine:
“Bisogna che si capisca che si sta buttando via anche tutto il sacrificio fatto durante i mesi del lockdown e si va avanti così: gli altri Paesi europei qua attorno sono la chiara dimostrazione di dove andiamo a parare. È sempre stato così in tutte le epidemie della storia: ci sono interessi di tipo economico o politico che superano le evidenze dal punto di vista epidemiologico. Per difendere questi interessi, a volte anche importanti, si ha interesse a minimizzare quello che non è minimizzabile e si dice che bisogna dare alla gente soltanto messaggi rassicuranti, come se la gente fosse stupida e dovesse essere trattata come si tratta il bambino che bisogna mandare a letto tranquillo perché dorma sonni felici”.