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Clementi: «Il Cts ci tratta come bambini, sarebbe il caso di spiegare che bisogna stare molto attenti»

A La Stampa: «Ci si contagia prevalentemente in famiglia e al lavoro, non vanno demonizzati i giovani e i locali. Si può fare quasi tutto, ma con molta prudenza. Tamponi? Non abbiamo strutture per fare 300mila al giorno»

Clementi: «Il Cts ci tratta come bambini, sarebbe il caso di spiegare che bisogna stare molto attenti»

La Stampa intervista Massimo Clementi, professore di Virologia al San Raffaele di Milano.

«Il Comitato tecnico scientifico ci tratta come bambini, ma sarebbe ora di spiegare che per continuare a vivere quasi normalmente bisogna stare molto più attenti, altrimenti subiremo delle chiusure».

Clementi dichiara che il virus ha iniziato una sorta di processo di adattamento.

«Non ci sono elementi scientifici per dirlo, ma penso che il processo di adattamento sia inevitabile e potrebbe essere iniziato. Certamente la clinica è un po’ cambiata perché rispetto alla prima ondata si infettano di più i giovani e il 95 per cento risulta paucisintomatico o asintomatico».

E indica le principali cause di contagio, in questo momento.

«Prevalentemente in famiglia e al lavoro, per questo non vanno demonizzati i giovani, i ristoranti e i locali. Non è stato spiegato che si può fare quasi tutto, ma con molta prudenza. Se non usciamo più di casa l’economia muore, mentre con le dovute cautele bisogna continuare a vivere».

Sconsigliabile, ad esempio, partecipare ad una cena con dieci persone.

«In questa fase è meglio evitarla e le mascherine vanno tenute il più possibile anche al chiuso. E all’aperto trovo sensata la possibilità di toglierla se isolati e di metterla quando viene meno la distanza».

E sui tamponi:

«Non sono d’accordo con Crisanti, per cui basta farne 300mila al giorno per risolvere il problema: si troverebbe qualche asintomatico in più, ma non varrebbe la spesa. A parte che al momento non ci sono le strutture per quei numeri».

 

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