“La Asl si occupa della salute pubblica, non dei calendari di Serie A. Ieri sera il calcio italiano ha inviato un messaggio ridicolo”
“Napoli contro Torino e Torino contro Napoli, non potevamo organizzare un ring migliore, dando fondo al peggio dei luoghi comuni. Il calcio ha fallito, i suoi dirigenti di vertice in Lega e Federcalcio hanno dimostrato ristrettezza di vedute, incapaci di dialogare con la politica che governa il paese“.
A Repubblica non tutti si allineano alla lettura parziale della triste serata di Torino. Fabrizio Bocca nella sua rubrica sul sito critica apertamente il ruolo del calcio nella gestione della vicenda, demolendo la pantomima della Juve allo stadio, dell’arbitro che addirittura controlla le reti delle porte:
“C’era bisogno di questo rito liturgico e sacrale, molto paradossale, tanto per mandare a dire al mondo: questo è 3-0 a tavolino? Un’esibizione da film muto, incomprensibile, ridicola, impossibile da spiegare. Se non infilandosi in una rovo spinoso di norme, regolette, gelosie, interessi. Lì dentro può esserci un senso, nella vita esterna – quella che chiamiamo normale – no”.
Secondo Bocca “una Asl non guarda dentro una classifica o la regolarità del campionato ma si occupa esclusivamente di salute pubblica” ed “è chiaro che in tempi di epidemia abbia poteri e discrezioni che entrano dentro la vita di tutti”. “Ma il calcio non se ne fa una ragione e continua a rinviare ad altre circolari, ad altre norme. La partita è sacra viene prima di tutto, come osi metterti in mezzo?”
Per l’editorialista questa storia andrebbe risolta “col buon senso”. E scrive di non comprendere “perché il calcio si senta subito vittima di lesa maestà. Una partita di calcio si sposta, si recupera: se non ti sei lasciato nemmeno un buco di spazio per recuperare le partite che rischiano di saltare – Genoa-Torino e Juve-Napoli non saranno purtroppo le uniche, c’è da farsene una ragione – non vedo perché se ne debba fare colpa a una ASL”.
“Io credo che le persone, i tifosi ma non solo loro, avrebbero voluto assistere ad altro, guardare Juve-Napoli in tv certo, ma non a tutti i costi. Non essere costretti a osservare stupiti un mondo che ha una sua legislazione speciale, che vive di eccezioni, che si può permettere, non si sa come e non si sa perché, migliaia di tamponi a settimana, che ha isolamenti e quarantene speciali, che si bacia, si abbraccia, si mena in campo quando gli altri sono ossessionati dalla distanza. Non c’è alcuna serietà dietro a tutto questo, il messaggio trasmesso al mondo esterno è comunque negativo. Non si litiga mai in maniera così scomposta e clamorosa per giocare o non giocare una partita, usando il randello del 3-0 a tavolino, figuriamoci in momenti d’emergenza e di preoccupazione come questi”.