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Può essere stata l’estate a concedere una tregua dal Covid (ma il virus è lo stesso)

Uno studio di ricercatori Ingv, Cnr, Medicina di Napoli, Regione Puglia e New York University dimostra che il caldo, l’effetto disinfettante dei raggi solari e l’innalzamento del sistema immunitario hanno inciso su diffusione e gravità

Può essere stata l’estate a concedere una tregua dal Covid (ma il virus è lo stesso)

Un nuovo lavoro firmato da alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), CNR, Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli, Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e New York University, dimostra che esiste un effetto stagionale estremamente significativo nella diffusione e gravità del COvid-19 in Italia. Si tratta di un articolo firmato da Giuseppe De Natale, Lorenzo De Natale, Claudia Troise, Renato Somma, Vito Marchitelli, Antonio Coviello e Karen Holmberg. Il titolo è: “The evolution of Covid-19 in Italy during the Summer 2020: analysis and interpretation of an unpredicted rest period“. E’ in fase di preprint, in attesa di un referaggio da parte di rivista scientifica.

Dopo i drammatici picchi di contagio e decessi dei mesi iniziali dell’epidemia, a partire da maggio il decorso della malattia è stato più mite. Questa osservazione, che insieme al calo drastico dei contagi nei mesi estivi di giugno e luglio ha dato adito ad accese dispute tra chi sosteneva la necessità di mantenere alto il livello di precauzione e chi, al contrario, sosteneva il depotenziamento del virus, è stata per la prima volta quantificata statisticamente a livello nazionale.

Finora, ci si era limitati ad osservare quanto accadeva nei singoli ospedali, mentre l’articolo in questione ha analizzato in maniera sistematica, nei mesi da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia.

Entrambi questi rapporti, massimi all’inizio di aprile, calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto ad aprile.

Il lavoro considera quindi le possibili cause che potrebbero influenzare queste stime, falsandone i risultati. L’elemento principale sembra essere la forte sottostima dei contagi in Italia, che è stata percentualmente quantificata in base ai risultati dei test sierologici.

Questi ultimi hanno dimostrato che la popolazione italiana che ha avuto contatto col virus ammonta a circa 1.500.000 individui, rispetto ai 250.000 calcolati dai contagi ‘ufficiali’. Quindi, il numero totale dei casi reali è sottostimato di un fattore 6.

A questo punto, considerando che negli ultimi mesi il numero dei tamponi (e più in generale l’efficienza nell’individuazione dei contagi) è fortemente aumentato, il lavoro considera il caso limite in cui i numeri di contagi in aprile siano sottostimati di un fattore 6, mentre in agosto tutti i contagiati siano registrati. Anche in questo caso, in cui i due rapporti di aprile diminuiscono di un fattore 6, il loro valore è ancora circa 3-4 maggiore dei corrispondenti rapporti di agosto (cioè, in proporzione al numero dei contagi attivi, il numero dei decessi e delle terapie intensive in agosto è ancora oltre 3 volte minore).

Il brusco declino dei contagi e della gravità della malattia dopo le riaperture seguenti il lockdown ha peraltro smentito in pieno le previsioni epidemiologiche dei migliori gruppi internazionali (quello della North-Eastern University e dell’Imperial College), che prevedevano al contrario un’impennata dei contagi, terapie e decessi anche dopo le prime riaperture parziali.

Questi risultati confermano definitivamente che, nei mesi estivi, la pandemia in Italia è stata estremamente più mite rispetto a quanto accaduto tra marzo ed aprile.

L’interpretazione di tale effetto è però originale, e basata sul noto andamento stagionale del sistema immunitario umano, che in estate funziona in maniera più efficiente e, soprattutto, senza la fase infiammatoria (tempesta citochinica) che rappresenta la principale causa di aggravamento della malattia (e dei decessi).

L’effetto stagionale estivo, ben noto in campo medico soprattutto per chi studia le malattie autoimmuni (ma sperimentato da tutti come periodo di tregua di ogni epidemia para-influenzale), unito all’effetto disinfettante dei raggi ultravioletti del sole estivo (documentato proprio sul Covid da ricerche recenti sulle migliori riviste scientifiche) sono quindi interpretati come la causa di questo periodo di tregua estiva.

Lo studio, dunque, ‘riconcilia’ le osservazioni alla base delle tesi ‘negazioniste’ del virus con la realtà dei fatti. Facendo però notare che l’effetto di mitigazione estivo è transitorio. Sebbene non escluda la possibilità di un concomitante depotenziamento del virus, di cui però non esiste ancora alcuna prova scientifica, raccomanda quindi di tenere alte le misure di precauzione, in quanto soltanto in autunno si capirà cosa ci aspetta nei mesi invernali.

 

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