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“Non può esserci la festa della speranza se non sappiamo chi ha ucciso il sindaco Vassallo”

Intervista a Stefano Pisani attuale sindaco di Acciaroli. Quel blitz al Porto per fermare gli spacciatori, il giorno dopo i nove colpi. «Abbiamo fiducia nel procuratore Borrelli»

“Non può esserci la festa della speranza se non sappiamo chi ha ucciso il sindaco Vassallo”

“Almeno cangiamo ‘u nome. Come si può parlare ancora di festa della speranza se dopo dieci anni non è stato preso chi ha ucciso Angelo Vassallo?”.

Dopo la fredda cerimonia giù al porto nel giorno del decimo anniversario dell’assassinio, Acciaroli continua a fare i conti con se stessa. In un clima di sospetti e di dubbi atroci. In queste ultime ore, ad esempio, Dario, il fratello di Angelo e Antonio, il figlio del sindaco hanno ripetuto una accusa già fatta: “Qualcuno non ha detto tutto quello che sa”. Nel paese che il sindaco pescatore aveva trasformato in un giardino sul mare – dove sulla battigia ancora cresce il giglio bianco cresce – proiettandolo verso un futuro impensabile fino a qualche anno prima, l’umore è nero e nel cielo non splende più, nemmeno fuori stagione, l’arcobaleno Vassallo ma c’è il segno di una ruga profonda che fa presagire un ritorno al passato che sembrava definitivamente alle spalle.

È una brutta sensazione, chi ha conosciuto la bella stagione del sindaco pescatore stenta a ritrovarla nel suk che si è installato giù al porto trasformato in un megastore. Con 15mila gitanti nei giorni di Ferragosto. Quantità tanta, troppa, qualità in calo.

La chiave del giallo, forse, è proprio laggiù e sono in molti a ricordare il blitz personale di Vassallo che con l’aiuto di due vigili tentò di opporsi agli spacciatori. Qualche giorno dopo, venne sfigurato da nove colpi sparati a distanza d’uomo. Il rapporto tra causa e effetto è palese.

“Almeno cangiamo u nome”: le indagini ristagnano in uno stato confusionale, i depistaggi si incrociano, le Iene picchiano duro e l’opinione pubblica è scandalizzata per i mormorii che coinvolgono criminali di basso profilo nel grande mercato della droga, ma anche livelli istituzionali. E divise eccellenti.

Ne parliamo con il sindaco Stefano Pisani, allievo di Angelo Vassallo. E’ visibilmente provato dalla tensione di questi giorni anche se tenta di dissimularla: “Questo paese non smetterà mai di amare e di essere riconoscente ad Angelo, per questo abbiamo piantato a pochi passi dal mare un albero di cadrubo, la pianta più amata dal nostro sindaco. Con questa dedica: ad Angelo che ogni giorno vive con noi”. Poi, senza bisogno di essere sollecitato da una domanda, continua come se parlasse a se stesso: 

“Capisco i miei concittadini, ma la rabbia non deve prevalere, faremmo il gioco degli assassini. Per me sabato è stato un giorno di profonda mestizia e lo stesso sentimento l’ho letto sui volti della gente. Tutti vogliamo la verità, devono darcela, Pollica non può vivere con questo macigno sulle spalle”.

A che punto siamo?

“Lo chieda a chi ha competenza, io mi occupo di tenere unito il paese”.

Il ristagno delle indagini potrebbe portare all’indifferenza male antico del profondo Sud che è di nuovo alle porte.

“A questo non penso, replica Pisani, l’affetto per Angelo è un sentimento che resiste al tempo e ai ritardi imperdonabili delle indagini. Per onorarlo, però, è necessario aumentare la vigilanza: anche se non vogliamo pensale male è giusto denunciare le gravissime mancanze”.

Quali?

“Le carte processuali le hanno evidenziate e sono stanco di parlarne. Di questo passo un libro lo faccio io, noi abbiamo vissuto la stagione epica del riscatto di questa parte del Cilento e non possiamo assistere passivamente al suo declino senza riuscire a dissipare le ombre nerissime che gravano sul territorio”.

Lei ha detto di avere molta fiducia nel nuovo Procuratore di Salerno, il quarto dall’inizio delle indagini.

“Lo confermo, il dottor Borrelli potrebbe fare la differenza”.

Rispetto ai suoi predecessori?

“Quando gli è stata posta la domanda, il procuratore Borrelli ha detto di non voler parlare dei predecessori: perché dovrei farlo io”?

Sindaco, lei una sua idea se l’è fatta. Perché quei nove colpi a bruciapelo?

“L’ho già detto, Angelo aveva il dono di vedere più lontano degli altri e da tempo sapeva che Acciaroli, frastornata dal boom, correva un pericolo mortale. Lo disse in tutte le lingue e si mise a che a fare le indagini incurante del pericolo personale, lui contro i criminali”

È questa la pista?

“Non lo so, ma questi di sicuro sono i fatti intorno ai quali giriamo a vuoto ormai da dieci anni. Siamo tutti stanchi, almeno ci dessero qualche motivo per sperare in una svolta. Ho molta fiducia nel Procuratore, ripeto, forse da lui sapremo qualcosa in più su un eventuale coinvolgimento di livelli istituzionali”.

E sulla ipotesi egualmente drammatica di una presenza ormai stabile della camorra nel suo territorio”?

“Anche qui mi ripeto, Angelo vedeva più lontano degli altri. Lui la verità l’aveva intuita, non l’hanno seguito. E continuiamo a litigare tra di noi”

Tra lei e Dario, il fratello di Angelo, però è ritornata la pace.

“Non c’è mai stata guerra, il rispetto è massimo”.

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