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Lo stadio aperto del Lipsia mette (un po’) in crisi il federalismo tedesco

La Sassonia permetterà a 8.500 di assistere a Lipsia-Mainz. Ed è un problema politico: le decisioni nazionali vengono scavalcate da quelle degli stati federali

Lo stadio aperto del Lipsia mette (un po’) in crisi il federalismo tedesco

I tifosi possono tornare allo stadio sì o no? Alla domanda aveva risposto il governo tedesco, dicendo esplicitamente “no”. Ma la Germania è uno stato federale, e la Sassonia ha deciso di scavalcarlo sfruttando un cavillo: poiché il divieto nazionale vale a meno che non sia possibile effettuare un efficace tracciamento e il rispetto scrupoloso delle norme igieniche, il Lipsia ha chiesto e ottenuto la semi-apertura dello stadio già per l’esordio in campionato contro il Mainz, il prossimo 20 settembre. Ha siglato un accordo specifico con il dipartimento della salute pubblica della città che permetterà un’affluenza di circa 8.500 persone.

Ed è diventato un caso politico, sottolineato dalla Faz.

“La semplice domanda se i tifosi possano tornare allo stadio all’improvviso ha molte risposte. Prima era “no”. Poi per l’inizio della di Lega, si dice: “Sì, almeno in alcuni stadi”. In Bundesliga, invece, dopo la decisione congiunta del Cancelliere e dei 16 Primi Ministri giovedì scorso, le partite dovrebbero svolgersi a porte chiuse – ma la Sassonia e il Lipsia non giocano più in questo campionato”.

Il tentativo – scrive il quotidiano tedesco – di creare uniformità nell’affrontare i grandi eventi, è andato a vuoto. “D’ora in poi, la Sassonia si muoverà guardando solo le condizioni regionali. Grazie ai numeri migliori rispetto a quasi tutte le altre parti del Paese, si sente in grado di organizzare un grande evento con il 20 per cento degli spettatori allo stadio e di garantire le regole di sicurezza richieste. Altri club e altri sport probabilmente seguiranno presto questa stessa strada“.

La stessa Faz ricorda che “anche prima del caso Lipsia, il federalismo e il diverso numero di contagi a livello regionale avevano portato a decisioni differenziate. L’Union Berlin, ad esempio, non vede il suo test match contro il Norimberga come parte di un evento nazionale, e quindi non si sente vincolato alle scelte nazionali. Si affidano invece alle leggi del Senato di Berlino, che dal 1° settembre ha autorizzato eventi sportivi con un massimo di 5.000 spettatori a determinate condizioni”.

In Baviera, per esempio, sono alle prese con molti casi di coronavirus, e lì non sono ammessi spettatori allo stadio.

“L’uniformità rende difficile o impossibile il tentativo di fare progressi anche dove sembrano possibili. Al momento nessuno può escludere la possibilità che in inverno sia necessario un passo indietro. Ma per fare questo, devi prima fare un passo avanti”, conclude la Faz.

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