Riccardo Signori sul no del Cts alla richiesta della Figc di ridurre il numero di tamponi. “Si voglion strappare i “si” senza sapere dove ci porteranno. Tamponi sparati come pallettoni per salvare il campionato”
“Tamponi sparati come pallettoni per salvare il campionato, ma così il calcio rischia di farsi impallinare”.
Lo scrive Riccardo Signori, sul Giornale, a proposito di quella che chiama “la guerra dei tamponi”, con la Figc che ne ha chiesto la riduzione, e il Cts che l’ha negata.
“Il calcio ha bisogno di tener sotto controllo atleti, arbitri, umanità assortita coi tamponi, con il rischio di non farcela a sostenerne il peso economico e il ritmo da stress di uno ogni quattro giorni. Non si parla solo di serie A, ma di tutte le categorie. Tanto è tener botta per due mesi, come questa estate. Peggio provarci per sei-sette mesi“.
Gli scienziati si oppongono, ci sono ancora troppi positivi e, continua Signori,
“i calciatori hanno messo del loro. Visti i contagi riesplosi dopo un breve periodo di vacanza, come
credere alla capacità di non infilarsi in qualche abbuffata umana? Vacanze da gioventù sventata. Non tutti per il vero”.
Così, il Cts non si fida.
“La Federcalcio incalza ad evitare ulteriori danni economici: ecco la guerra dei tamponi. Meglio sarebbe stato un remake della guerra dei bottoni. Qui, invece, si gioca con la salute, si voglion strappare i “si” senza sapere dove ci porteranno”.
Gli scienziati assicurano che, se la situazione dovesse migliorare, ci ripenseranno.
“L’aspetto è delicato perché, seppur vero che giocare in uno stadio sia meno pericoloso che affollarsi in bar, ristoranti o ad uno spettacolo al chiuso, è certo che i contatti sono più immediati, le goccioline volano. Serve certezza della negatività. Uno stadio riaperto rischia di essere un campo minato dal virus. E “tutti sani, nessun sano” diventerà l’unica filosofia cui appellarsi”.