Al Cormezz spiega che occorre ascoltare le persone giuste e non lasciarsi prendere dal terrore. «La Campania non deve temere per l’aumento dei casi»
I numeri dei contagi da coronavirus sono tornati a salire, dopo un avvio d’estate dove avevano fatto ben sperare, ma non si tratta di una seconda ondata secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno.
«Perché ha iniziato a circolare ed era naturale che accadesse. Con la riapertura delle regioni, le persone che lavorano al Nord sono rientrate a casa e poi le vacanze: gente che ha scelto non soltanto il Nord, ma Paesi esteri dove il numero dei contagi era ed è alto e dove non c’erano misure di prevenzione. Bene, anzi ottimo lo screening che la Campania sta effettuando, non altrettanto il clima di spettacolarizzazione o di terrorismo psicologico cui assistiamo per la verità in tutta Italia. Il virus non è stato sconfitto, ma rispetto a qualche mese fa sappiamo come trattarlo».
La Campania dunque rischia di battere il Nord in questo momento, dove ci si è garantiti una sorta di immunità e il virus ha attecchito dove il terreno era più fertile. Ma si spera che con la fine dei rientri dalle vacanze la situazione cambi e tenda a migliorare.
Non va però conteggiato solo il numero dei positivi, ricorda Bassetti, anche il livello di carica virale è importante
«il settanta per cento dei contagiati è asintomatico o comunque con sintomi lievi».
Cure migliori, screening accurati, è vero che il virus non è sconfitto, ma non è più come a marzo
«In Campania su cento casi, ottanta sono da rientro. Non facciamoci prendere dalla paura o dall’isteria».
Gli asintomatici hanno di solito una bassa carica virale e questo fa sì che il virus si esaurisca infetta, nell’arco di circa 5 giorni, perciò, se uscissero con mascherina dopo 7 non contagerebbero nessuno
Che il virus sia mutato o meno, come dicono diversi studi all’estero, quello che conta è che non fa più vittime, al momento, ma continuano le paure, spesso ingiustificate e il terrore di alcuni.
«È la conseguenza di una malattia diventata popolare su cui tutti parlano, indistintamente»