Il temuto contagio non c’è stato. Purtroppo atti di irresponsabilità individuale possono far saltare tutto, perciò il rischio resta elevato
Arrivano buone notizie dal ritiro del Napoli di Castel di Sangro. Soltanto la conduttrice è risultata positiva al covid-19, dopo tampone effettuato dall’Asl de L’Aquila. Gli altri tre, che lavoravano a stretto contatto con lei, sono risultati negativi, così come i lavoratori del bed and breakfast. Così comunica il sindaco di Castel di Sangro Angelo Caruso. Il temuto contagio non c’è stato. Ovviamente per la conduttrice proseguirà l’isolamento. «Per fortuna, non c’è stato contagio – ha detto al Napolista il primo cittadino -. Ovviamente ciò non vuol dire che dobbiamo abbassare l’attenzione. Bisogna rispettare le misure di precauzione e di distanziamento».
È una notizia positiva. Per la popolazione e per il ritiro del Napoli. Ieri siamo stati i primi a scrivere che c’era un gruppo di lavoro sottoposto a tampone e che c’era grande preoccupazione per un sospetto caso di positività.
Restano per noi del Napolista in piedi tutte le preoccupazioni che abbiamo esposto sin dal primo giorno. Non siamo d’accordo con questo inutile rischio. Né comprendiamo i complimenti del presidente della Figc Gravina al Napoli per aver ri-aperto gli stadi, sia pur con una serie di limitazioni. Comprendiamo il desiderio di tornare alla normalità, ma bisogna anche fare i conti con la realtà e anche con la presenza di qualche irresponsabile che rischia di far saltare anche un’organizzazione molto curata. Purtroppo sono eventualità che vanno messe nel conto. Abbiamo già avuto in Italia esempi di questo tipo. E non sono finiti bene. Fare i complimenti per la riapertura degli stadi equivale né più né meno a eventuali complimenti – effettuati negli anni Ottanta, con l’Aids dilagante – per il sesso senza protezione. Il calcio non gode di una immunità sanitaria. Ci sembra una ovvietà.
In questo caso, però, siamo di fronte a un caso di irresponsabilità individuale, vista la precedente vacanza in Sardegna dell’interessata. E anche di chi l’ha inviata in ritiro a lavorare. Facciamo salva la buona fede, ovviamente, dei suoi direttori. Ma tre domande sono meglio di due. Ripetiamo: con la salute non si scherza. Tutti devono controllare la propria filiera, serve un’azione di responsabilità collettiva.