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Speranza: «Niente lockdown né blocchi regionali. Non voglio un Paese in ginocchio»

A Repubblica: «La media dell’ultima settimana è di trent’anni. Molti non hanno nemmeno bisogno di cure. E infatti non ci troviamo di fronte a una emergenza ospedaliera. Riapriremo le scuole»

Speranza: «Niente lockdown né blocchi regionali. Non voglio un Paese in ginocchio»

«Lockdown, blocchi regionali, divieto di trasferimenti interregionali. Calma, non ci troviamo in questa situazione. Io sono sempre stato e ancora sono per la massima prudenza. Ma bisogna mantenere la calma. Il nostro Paese non si trova nelle condizioni di dover attivare queste misure. Proprio no».

In una chiacchierata con Repubblica, il ministro della Salute, Roberto Speranza, esclude che ci possa essere il rischio di un nuovo lockdow, anche se i contagi nel Paese sono tornati a crescere in modo esponenziale.

Siamo lontani dalla situazione della prima fase dell’epidemia, spiega.

«La media dell’ultima settimana è di trent’anni. Questo vuol dire che molti non hanno nemmeno bisogno di cure. E infatti non ci troviamo di fronte a una emergenza ospedaliera. I reparti di terapia intensiva sono lontani dal pericolo di saturazione vissuto qualche mese fa».

E continua:

«Nessuno ha una ricetta per bloccare i contagi. Nessuno ha un metodo miracoloso. Nessuno ha la bacchetta magica. Noi dobbiamo affrontare questa fase rialzando il livello di attenzione sui comportamenti individuali. Sono questi che ci ha fatto piegare la curva in primavera. Mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani».

Non serve chiudere di nuovo tutto.

«Per arrivare ad agosto al contagio zero avremmo dovuto proseguire con il lockdown e con la chiusura delle frontiere. Ma avremmo avuto anche un paese in ginocchio, piegato. E io non lo voglio».

E sulle scuole:

«Sappiamo bene che il 14 settembre è letteralmente un banco di prova. Ma noi non possiamo rinunciare alla scuola. Un Paese democratico ed evoluto non può fare a meno di un bene primario per le generazioni più giovani. La scorsa settimana abbiamo chiuso di nuovo le discoteche, abbiamo introdotto l’obbligo di mascherina nelle ore serali. Ma alla discoteca si può rinunciare. All’istruzione no. Quindi le scuole noi le riapriremo. Punto. Lo faremo adottando le misure di massima sicurezza. Faremo i test a chi lavora negli istituti».

Impossibile anche fare tamponi a tutti gli studenti.

«Nessun paese ha previsto di effettuare tamponi a tutti gli alunni. Capiamoci: fino ad ora abbiamo fatto otto milioni di tamponi. Gli studenti sono dieci milioni. Non è possibile farli a tutti. Faremo dei controlli a campione. Quello sì».

E se emergerà un contagiato in classe?

«Si interverrà sulla classe e sui professori. Ma l’idea di chiudere tutto l’istituto è semplicemente assurda».

E conclude:

«Il governo sta facendo tutto il possibile. Stiamo rafforzando il Sistema sanitario nazionale stanziando in cinque mesi più soldi che negli ultimi cinque anni. Ma la prima difesa sono i comportamenti personali. I cittadini lo devono capire. I ragazzi lo devono capire».

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