Al Mattino: «Forse bisogna aspettare ancora qualche altra settimana. I test sierologicici sugli insegnanti non consentono di mandare con più tranquillità i bambini a scuola»
In un’intervista al Mattino, il direttore del dipartimento di Malattie infettive del Cotugno, Rodolfo Punzi, esprime più di una perplessità sulla riapertura delle scuola in un momento in cui si registrano molti contagi.
«Sono stati fatti tanti tamponi, è vero, ed è un fatto positivo, ma la cosa che preoccupa è che su 270 positivi, solo 125 sono casi di importazione, i restanti 145 sono contagi autoctoni. Bisogna andare avanti con i tamponi perché trovare i positivi, che sono quasi sempre asintomatici, permette di circoscrivere i focolai sul nascere».
Punzi descrive i pazienti che al momento arrivano in ospedale.
«I ricoverati sono più giovani, come sta succedendo in tutto il territorio nazionale. In reparto ho pazienti con un’età media di 44 anni, ma ho anche avuto pazienti di 15-16 anni con
situazioni importanti, come anche diversi ragazzi sotto i 30. Chiaramente i ricoverati in terapia sub intensiva hanno un’età più alta, ma parliamo comunque di cinquantenni, non più solo di anziani. Si sono ridotti i numeri di ricoveri e non vediamo più quella percentuale di casi drammatici che abbiamo visto nel lockdown. Ma questo non ci consente di abbassare la guardia e dire che tutto va bene. Bisogna continuare a tutelare i più fragili, innanzitutto gli anziani, ma anche chi ha altre patologie».
Sulla ripresa delle attività settembrine, e in particolare sulle scuole:
«Ripeto, innanzitutto mi preoccupa il rischio per le persone più fragili. La ripresa delle attività lavorative mi impensierisce relativamente, perché le misure di prevenzione sono ormai abbastanza chiare per tutti, l’incognita vera è la scuola. Andrei un po’ cauto sulla riapertura. I ragazzi non possono perdere un altro anno scolastico, questo va detto, ma forse bisogna aspettare ancora un po’, qualche altra settimana perché sia tutto pronto. Una cautela in più per non dover richiudere, gli studenti hanno perso già troppe lezioni. Questo mi sento di consigliare alle istituzioni».
Punzi si esprime anche sulle dichiarazioni di Crisanti, che ha definito inutili i test sierologici per gli insegnanti.
«I test sierologici non hanno validità diagnostica e non ci consentono di dire se il paziente è infetto, solo il tampone ci dice se il soggetto è positivo e quindi contagioso. Ma non lo diciamo io e Crisanti, lo dicono le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità: i test sierologici hanno finalità epidemiologica, rivelano se l’operatore scolastico è entrato in contatto col virus oppure nel caso di pazienti con sintomi Covid ma negativi al tampone (e sono casi molto specifici). Va aumentata la capacità di fare tamponi e mantenute quanto più possibile le misure di distanziamento. Che i test sierologici consentano di mandare con più tranquillità i bambini a scuola, perché abbiamo testato tutti i professori, francamente non credo che sia sufficiente».