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L’infettivologo del Cardarelli: «Nessun allarme per l’aumento dei contagi, è fisiologico al monitoraggio»

Al Mattino: «Non c’è stress per gli ospedali. I pazienti oggi ricoverati sarebbero rimasti a casa in quarantena nella prima fase e forse neanche sottoposti al tampone. Difficile una previsione per l’autunno»

L’infettivologo del Cardarelli: «Nessun allarme per l’aumento dei contagi, è fisiologico al monitoraggio»

«Non c’è nessuno stress sul Servizio sanitario regionale in Campania in quanto il numero di casi positivi a Sars Cov 2 è frutto di uno screening mirato e rivolto ai rientri dei viaggiatori dall’estero. In Campania non c’è una situazione epidemica fuori controllo ma un incremento fisiologico che segue all’attività di ricerca attiva del virus. Fondamentale è rispettare le quarantene e le restrizioni che non sono una punizione per chi ha deciso di viaggiare ma una necessità di Sanità pubblica a salvaguardia della salute collettiva».

Sono le parole di Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e componente dell’unità di crisi regionale al Mattino. Invita a non lasciarsi andare all’allarmismo: nessuna seconda ondata.

«Per ora sono casi che vengono ricoverati ai primi sintomi anche molto sfumati. Quasi una misura precauzionale. Ogni paragone con la prima fase epidemica non tiene. Questi pazienti che oggi sono in ospedale probabilmente sarebbero rimasti a casa in quarantena nella prima fase e in alcuni momenti neanche sottoposti al tampone. Questa fase è invece il risultato di una strategia vincente di monitoraggio e controllo che ci consente di contenere i contagi asintomatici che avrebbero diffuso il virus se non avessimo fatto i tamponi ai rientri. La Campania è stata la prima ad adottare questa misura e l’ha allargata a tutti i rientri dall’estero oltre i quattro paesi poi indicati dal ministero. In questo siamo avvantaggiati».

Spiega la strategia della Campania.

«L’infezione la stiamo cercando. L’approccio campano è basato su una analisi previsionale per confinare a casa i positivi ed evitare che venga diffusa la malattia alle categorie fragili che possono essere interessate in autunno e inverno».

Non si può però prevedere cosa accadrà in autunno, conclude.

«Il flusso rende difficile l’analisi previsionale. Quello che sta succedendo adesso è prodromico a qualcosa che potrebbe accadere in autunno».

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