Il Telegraph: i positivi di ritorno dalle vacanze, dicono gli epidemiologi, sono il frutto dei comportamenti tenuti, soprattutto all’estero. “E danno il cattivo esempio”
Prima tutti casa e allenamento, test e regole, per portare a termine il campionato. Poi liberi tutti: in vacanza a infrangere le sacre regole del distanziamento sociale, dando tra l’altro il cattivo esempio. I calciatori della Premier League sono sotto accusa: le vacanze hanno cancellato quanto di buono fatto vedere nei mesi di riapertura, tornando alla vita “normale”. E infatti cominciano a spuntare i casi “positivi”, anche in Serie A.
Il Telegraph scrive che il professor Gabriel Scally, Direttore di epidemiologia e salute pubblica della Royal Society of Medicine, ha espresso forte preoccupazione per l’esempio dato ai giovani: “La maggior parte presume che le immagini siano in linea con lo stile di vita di un giovane calciatore professionista a cui non importa molto se contrae il virus o meno”.
Durante la stagione agonistica le squadre della Premier League hanno sottoposti i calciatori a tampone due volte alla settimana. Poi è finito tutto. I positivi di ritorno dalle vacanze, dicono gli epidemiologi, sono il frutto dei comportamenti tenuti, soprattutto all’estero.
Nel Regno Unito, tra l’altro, le regole attualmente in vigori imporrebbero la distanza sociale tra tutti coloro che non condividono la stessa famiglia. Il Chelsea ha “consigliato” ai suoi tesserati di stare lontano da Francia, Spagna e Portogallo. Ma diversi membri della squadra si sono invece recati a Mykonos, entrando tra l’altro in contatto con “colleghi” di altre squadre.
Il professor Heneghan dice che tutti gli sport professionistici a cui è stato dato il via libera per tornare all’attività dovrebbero subire ulteriori pressioni per aderire alle linee guida del governo del Regno Unito, anche quando sono all’estero: “Hanno ricevuto privilegi che sono stati negati al grande pubblico”, ha aggiunto. “E quindi, è incredibilmente importante che agiscano nel migliore interesse della società, comprendano i sacrifici che le persone normali stanno facendo, che stanno perdendo il lavoro, perdendo i propri mezzi di sussistenza, perché non possono operare sul posto di lavoro. Devono fare un passo avanti e considerare la loro posizione nella società”.
La Premier League aveva registrato solo 30 casi positivi su circa 35.000 test effettuati dalla ripresa del campionato fino alla fine della stagione.