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Rizzoli risponde a Veltroni: “Non credo che l’aumento dei rigori sia da imputare tutto al cambio di regola”

Sulla Gazzetta dello Sport parla dei falli di mano e spiega che le nuove regole erano necessarie per creare un’uniformità di valutazione

Rizzoli risponde a Veltroni: “Non credo che l’aumento dei rigori sia da imputare tutto al cambio di regola”

Rizzoli risponde, sempre sulle pagine della Gazzetta dello Sport, alla lettera di Veltroni sui falli di mano. Il designatore arbitrale, come sottolineato anche da noi, sottolinea in primo luogo l’apprezzamento verso i toni utilizzati nei confronti della classe arbitrale da Veltroni e giudica condivisibili alcune questioni sollevate anche se avrebbe dovuto interpellare Ifab.

Rizzoli parla dell’importanza della tecnologia e di come il suo avvento in tutti i campi ha significato una rivoluzione. Il calcio non poteva esimersi da questa rivoluzione che ha avuto il fine di limitare gli errori arbitrali. Il calcio non è una scienza esatta in cui si può prevedere cosa accadrà e come reagirà un difensore, proprio per questo, sottolinea Rizzoli, nasceva la necessità di uniformare le valutazioni dei casi.

Tutto ciò evidentemente non toglie la parte di interpretazione dell’arbitro, ma cerca di limitarla

Rizzoli dà ragione a Veltroni sulla diversa importanza dei falli di mano

Un fallo di mano che impedisce ad un tiro di arrivare in porta o un cross di raggiungere l’interno dell’area di rigore deve avere una rilevanza calcistica diversa rispetto a un tocco tra braccio e pallone innocuo che sta uscendo dall’area di rigore. Le statistiche sulla tipologia dei falli di mano, infatti, danno questo conforto. Sui 50 rigori decretati in questa stagione: 30 puniscono un braccio/mano che ha intercettato un tiro o un cross; 8 un fallo di mano volontario, mentre i restanti 12 per contatti mano/pallone dovuti alla posizione delle braccia sopra le spalle o posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo

e approfondisce

Oggi, infatti, la regola continua evidentemente a punire i falli volontari, ma stabilisce inoltre dei criteri di punibilità anche di ciò che non è volontario. Ci si poteva aspettare, quindi, un aumento dei calci di rigore ma non credo sia corretto imputare tutto al cambiamento della regola.

Ritorna anche sulle statistiche che denotano la differenza tra l’Italia e la Spagna e i Paesi anglosassoni, una differenza che denota anche le differenti culture, ma non solo e infatti Rizzoli ammette

Il problema c’è. Sono convinto che vada affrontato tutti assieme. Esiste già un occasione di incontro tra arbitri, dirigenti, allenatori e capitani dalla quale onestamente mi sarei sempre aspettato qualcosa di diverso: proposte, idee per condividere tutti assieme una filosofia comune nelle interpretazioni delle regole. Capisco non sia facile, ma un confronto maggiore, partecipato e sereno aiuterebbe il sistema italiano a crescere maggiormente

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