Ieri 6 nuovi positivi su 276 tamponi. 7 gli attuali ricoverati al Cotugno. «Non serve tenere la mascherina sotto il naso. E anche l’abitudine di aggiustarsela come se il fosso il nodo della cravatta favorisce la trasmissione del virus»
Il bollettino dei contagi in Campania ieri ha fatto registrare 6 nuovi positivi su 276 tamponi. Al momento i ricoverati per Covid al Cotugno sono 7, tra i quali un 38enne salernitano con importanti problemi respiratori che adesso, per fortuna, è in miglioramento.
A parlare, a Repubblica Napoli, è il direttore della Pneumologia del Monaldi, Giuseppe Fiorentino,
«Il virus non è affatto scomparso. E sbaglierebbe chiunque ritenesse che il nemico sia stato sconfitto».
Allentare la guardia, avverte, può mettere la Campania a rischio di una nuova ondata di focolai.
«Le indicazioni principali per sentirsi un minimo tutelati, visto che la sicurezza totale è un obiettivo difficile da raggiungere, rimangono la mascherina, soprattutto nei luoghi chiusi e un atteggiamento protettivo mirato: evitare di fare gruppo, che vuol dire no agli assembramenti e a condizioni che li possano favorire».
Sulla mascherina aggiunge:
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Luigi Atripaldi, direttore del Laboratorio dell’Azienda dei Colli, spiega invece perché si fanno meno tamponi anche se l’allarme non è del tutto cessato.
«Non potevamo continuare a tappeto, ed era logico, come stiamo facendo tutt’ora, seguire una strategia diretta dalla Sierologia che indica in quali aree ha circolato il virus. In base a questo dato poi, va circoscritta la popolazione da sottoporre a tampone. D’altronde, era prevedibile che con l’apertura totale, si generassero nuovi contagi».
E osserva:
«Oggi ci troviamo davanti a casi di pazienti sovrapponibili a quelli di marzo, mi riferisco alla gravità clinica. Con la differenza che ora siamo più preparati: soprattutto i medici del Cotugno sanno modulare i trattamenti specifici. Il rischio c’è ancora, e se fossimo in inverno non avremmo registrato sei, sette contagi al giorno ma tanti in più. Poi, abbiamo una novità sul versante diagnostico grazie a tamponi di screening affidabili di ultima generazione, simili ai predecessori ma che danno il risultato in venti minuti. Un’ultima raccomandazione: si rafforzi il cordone sanitario per quelli che arrivano da altre regioni e dall’estero. Basta un contagiato a infettarne sei o sette».