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Zangrillo: “È necessario infondere fiducia: state tranquilli, uscite, occupatevi del vostro futuro”

Al Giornale: “Quella che la Regione Lombardia ha dovuto affrontare è la più grave ed insidiosa crisi dal 1929. Senza la sanità privata per cui lavoro da più di 30 anni non ce l‘avremmo fatta”

Zangrillo: “È necessario infondere fiducia: state tranquilli, uscite, occupatevi del vostro futuro”

Il Giornale intervista il primario del San Raffaele, Alberto Zangrillo. Qualche settimana fa ha dichiarato che “il virus è clinicamente morto”, parole che hanno scatenato una bufera tra i virologi. Ma adesso in tanti iniziano a dargli ragione. Racconta di avere avuto paura, durante l’epidemia.

“Sì, ho avuto paura e non me ne sono mai vergognato, ho avuto paura per me ma soprattutto per i miei infermieri e in miei collaboratori. I pazienti sono sempre stati al centro della nostra attenzione, abbiamo capito da subito che chi arrivava in ospedale ci veniva affidato e aveva solo noi come riferimento”.

Proprio il Giornale, durante la fase più acuta dell’emergenza, pubblicò una circolare dell’ordine dei rianimatori che paventava la modalità “medicina di guerra”, ovvero il concetto che fosse necessario a chi dare priorità, tra i pazienti, per essere salvati. Zangrillo si arrabbiò molto, oggi risponde.

“Nel mio ospedale abbiamo strenuamente lottato per ogni singolo paziente cercando di assicurare il massimo in coerenza col quadro clinico complessivo. Chi ha teorizzato la medicina da guerra per stabilire dei limiti alle cure non potrebbe mai lavorare con me”.

Parla anche dei virologi. Tra i danni provocati dalla pandemia c’è quello di aver rappresentato agli occhi dell’opinione pubblica un’immagine di disgregazione della comunità scientifica.

“Questa drammatica epidemia ha prodotto danni enormi, uno è stato quello di aver dato l’immagine di una comunità disgregata. Però la colpa è anche vostra che, talvolta, date spazio a esperti dell’ovvio che dispensano suggerimenti da bar da troppo tempo. Esistono parametri molto obiettivi per distinguere la reputazione scientifica di ciascuno di noi. Quanto alle curve, chi le ha tracciate, fortunatamente, il più delle volte le ha sbagliate”.

Dà un parere positivo sulle misure adottate dal governo Conte.

“L’Italia ha giocato il ruolo scomodo di apripista nella battaglia contro un nemico non conosciuto. All’inizio ho preso atto delle decisioni governative, col tempo le ho apprezzate e devo affermare che le misure di tre mesi fa si sono rivelate corrette”.

È esistito un caso Lombardia?

Quella che la Regione Lombardia ha dovuto affrontare è la più grave ed insidiosa crisi dal 1929. Gli errori possono esserci stati da parte di tutti. La rabbia e l’angoscia di chi ha perduto le persone care è più che comprensibile. Tutto deve essere analizzato scrupolosamente con  l’obiettivo di non farsi trovare impreparati in futuro”.

Sulla polemica nata dalle sue parole sul virus clinicamente sparito:

“Chi ha la fortuna di poter studiare i dati di 6mila pazienti ha il dovere di comunicare in modo esatto e tempestivo. È quello che ho fatto e ora mi trovo in buona e numerosa compagnia”.

Si può abbassare la guardia?

“Dobbiamo incrementare le misure igieniche personali e mantenere le norme prudenziali. Le limitazioni devono essere coerenti con la realtà osservata in ospedale e nei lavoratori delle grandi istituzioni ospedaliere. Il professor Clementi è uno straordinario scienziato, egli ha costruito la sua credibilità in 40 anni, non in 4 mesi di televisione e mi tranquillizza da almeno due mesi”.

La comunità scientifica però dà pareri contrastanti, gli fanno notare.

“In realtà la comunità scientifica vera comunica da tempo lo stesso concetto: il virus c’è, il virus si sta adattando e sta soffrendo. Anche laddove ha dei ritorni di fiamma, viene affrontato e debellato. La comunicazione quotidiana dei nuovi positivi è senza senso. Quella relativa ai decessi non è rispettosa della verità. Alla fine, con calma e pazienza tutti ne converranno”.

Zangrillo soleva anche un altro problema.

“L’accesso alle cure è più problematico. Abbiamo trascurato molte patologie croniche ma gravi. In San Raffaele siamo stati velocissimi nella risposta al covid ma anche nel ripartire. È necessario infondere fiducia: state tranquilli, uscite, occupatevi del vostro futuro”.

Difficile prevedere una seconda ondata, dice, ma saremo più preparati.

“Diciamo che ci sono tutti i presupposti per essere fiduciosi, il più importante dei quali è: combatteremmo contro un nemico conosciuto, questa volta senza farci trovare impreparati”.

Zangrillo difende la sanità privata.

Senza la sanità privata per cui lavoro da più di 30 anni non ce l‘avremmo fatta. Il nostro ruolo nella clinica e nella ricerca è vitale per il Paese. Il codice etico e deontologico che quotidianamente rispettiamo è l’unico elemento pubblico del testamento del professor Giuseppe Rotelli. La sanità pubblica soffre come quella privata: quest’ultima è minata dal pregiudizio. Ciò nonostante abbiamo un servizio sanitario che ci viene invidiato da tutto il mondo. Con finanziamenti adeguati ed un piano pluriennale strutturato saremmo imbattibili”.

E chiude con un’osservazione

“Abbiamo perso un’occasione unica per mettere da parte i personalismi. Vince sempre la squadra. I fenomeni, da soli, fanno solo perdere temo e opportunità”.

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