Il Fatto riporta che in piena emergenza coronavirus la Regione Lombardia aveva appaltato alla Dama la produzione di Dpi che avrebbero dovuto essere una donazione
Il Fatto Quotidiano riporta oggi dell’inchiesta portata avanti da Report secondo cui una fornitura di materiale medico per l’emergenza Covid che doveva essere una donazione, è stata affidata senza gara pubblica per mezzo milione di euro da parte di Regione Lombardia a una società di Varese riconducibile direttamente alla famiglia della moglie di Attilio Fontana.
Fontana ha già fatto sapere che la Regione non era al corrente della cosa, ma l’inchiesta di Report chiarisce bene i meccanismi.
Tutto parte il 16 aprile quando la Lombardia era nel pieno dell’emergenza e sui social giravano le foto dei carri militari che portavano via le salme da Bergamo. Proprio in quel giorno Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria, ex finanziere poi passato in Regione con ruoli di prestigio in Eupolis e Infrastrutture lombarde, firma un ordine di forniture e lo invia alla Dama Spa, il cui ceo è Andrea Dini, fratello di Roberta, moglie di Attilio Fontana. Ditta in cui, spiega il Fatto,la first lady regionale è poi parte attiva dell’impresa in quanto vi partecipa come socia al 10% attraverso la Divadue Srl.
Il documento in questione, di cui Report è venuto in possesso parla chiaramente della quantità di camini, cappellini e calzari commissionati dalla Regione Lombardia alla Dama per un importo di 513
Dini interpellato da Report ha prima negato e poi provato a spiegare
“Effettivamente, i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”
A questo punto dal 22 maggio la società ha stornato le fatture in questione e restituito gli anticipi riportando il tutto ad una donazione, ma, sottolinea il Fatto, questo non cancella la brutta vicenda