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La Procura di Bergamo sugli industriali: spinsero per il no alla zona rossa ad Alzano e Nembro

Pressioni sul Governo e sulla Regione. I rapporti tra il presidente di Confindustria e il viceministro Crimi. Oggi i magistrati sentiranno Conte, Lamorgese e Speranza

La Procura di Bergamo sugli industriali: spinsero per il no alla zona rossa ad Alzano e Nembro

La Procura di Bergamo indaga sulle responsabilità per la mancata attuazione della zona rossa di Nembro e Alzano. Oggi Repubblica scrive che l’ipotesi dei magistrati è che ci siano state forti pressioni degli industriali sia sul governo che sulla Regione per non chiudere la zona da cui poi sono esplosi i contagi nella bergamasca.

“Nei giorni tribolati, e ancora avvolti in una parziale nebulosa, durante i quali Regione Lombardia e governo si passavano il cerino della decisione sulla zona rossa da istituire a Alzano e Nembro – i due paesi focolaio della bergamasca -, gli imprenditori del territorio hanno esercitato forti pressioni affinché quella chiusura non si facesse. Pressioni bipartisan. Geograficamente trasversali: sia sul governo regionale, sia su quello centrale“.

Oggi i magistrati sentiranno, come persone informate sui fatti, il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e quello della Salute, Roberto Speranza.

Il reato ipotizzato nell’inchiesta è quello di epidemia colposa perché già dal 2 marzo la zona di Alzano e Nembro era ridotta peggio di quella di Codogno. Avrebbe dovuto essere isolata, e invece non fu fatto nulla. Perché? I magistrati avrebbero trovato alcune delle risposte che cercano.

Repubblica scrive che

“agli imprenditori lombardi e bergamaschi l’idea che il governo, o la Regione, potessero chiudere – in entrata e in uscita – la Valle Seriana un tempo soprannominata “valle dell’oro”, andò indigesta da subito”.

E subito, quindi, si attivarono per scongiurare lo stop.

Il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, si difende:

«Noi abbiamo sempre sostenuto che andavano protette e tenute aperte le filiere essenziali: aziende che producono cibo e farmaci e che garantiscono i trasporti. Se ci sono state pressioni da parte nostra possono essere state solo a questo scopo».

Proprio Bonometti, il 3 giugno, è stato interrogato per più di due ore dalla Procura di Bergamo. Ha negato di aver fatto pressioni per frenare la chiusura ma ha anche confermato che gli industriali che rappresenta erano contrari alla zona rossa.

Sotto la lente di ingrandimento sarebbe il rapporto di amicizia tra Bonometti e il viceministro dell’Interno Vito Crimi. Entrambi bresciani, uno per nascita e l’altro per adozione, ammettono di conoscersi e molti hanno ipotizzato che ciò abbia aiutato gli industriali a fare pressione.

Bonometti dichiara:

«Ci siamo incontrati spesso, ma sempre a eventi istituzionali. Mai parlato di economia con Crimi, è fantapolitica. Mi attribuite poteri che non ho, non ho potere legislativo o decisionale sulle zone rosse».

Repubblica ha parlato anche con Crimi che nega.

Ma indiscrezioni dicono che gli industriali avrebbero fatto pressione più sulla Regione Lombardia che sul Governo. Scrive il quotidiano:

Nell’inner circle dei vertici M5S si mormora che se gli imprenditori lombardi hanno cercato di condizionare la politica per lasciare aperta la Valle Seriana, non è a Roma che si sono rivolti ma piuttosto a Milano. Leggi: Regione Lombardia. I duellanti della (mancata) zona rossa, insomma. Stato e Regione. Tra i due contendenti, adesso, c’è la Procura”.

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