Sul CorSera. Il 23 febbraio il Pronto soccorso fu chiuso e riaperto nel giro di tre ore dopo la scoperta dei primi due contagiati. L’ipotesi è di epidemia e omicidio, colposi. Il sindaco di Bergamo Gori minaccia di querelare i leghisti
L’inchiesta della Procura di Bergamo sulla mancata chiusura di Alzano e Nembro con zone rosse procede. Il Corriere della Sera scrive che ci sono già due indagati relativamente alla faccenda dell’ospedale di Alzano. Il nosocomio non fu mai chiuso, nonostante vi fossero transitati due casi di Covid, e così si trasformò in un’arma di contagio.
“In Procura ci sono i primi due indagati sulla gestione del Pronto soccorso, che fu chiuso e riaperto nel giro di tre ore, il 23 febbraio, dopo la scoperta dei primi due contagiati, poi deceduti. L’ipotesi è di epidemia e omicidio, colposi. L’identità delle persone sotto inchiesta non è nota. Nessun dirigente e nessun medico dell’Azienda socio sanitaria territoriale di Seriate, competente su Alzano, avrebbe ricevuto al momento informazioni di garanzia”.
Intanto, ieri sera, durante il Consiglio comunale di Bergamo, il sindaco Gori ha litigato con i leghisti che lo accusano di aver fatto pressioni contro la zona rossa.
Gori minaccia querele, ma tira fuori un dettaglio finora mai raccontato, scrive il quotidiano.
«Il 7 marzo, l’ultimo giorno prima che venisse chiusa tutta la Lombardia, il presidente Attilio Fontana disse a me e ad altri sindaci che aveva consultato i suoi esperti costituzionalisti, i quali sostenevano che la Regione non avesse potere di istituire la zona rossa. Alla luce di quanto avvenuto in altre regioni ritengo che quella indicazione, ammesso l’abbia ricevuta, non era corretta, come poi ha ammesso l’assessore Giulio Gallera».
Gori ha anche chiarito:
«Non ero contrario alla zona rossa e nessuno ha fatto pressioni. A Roma parlavo con i parlamentari del mio partito, non con il presidente del Consiglio o con il ministro della Sanità. Molti amministratori del Nord si sentirono mossi dagli ambienti economici a dare un segnale di resilienza, io l’ho fatto il 26 febbraio sui social. Lo ritengo un errore da parte mia».