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Veretout: “Atalanta-Valencia è stata una follia. Il virus non si ferma alle porte degli spogliatoi”

A Le Parisien: “Il presidente dell’Assocalciatori ha chiesto quattro settimane di allenamento prima della ripresa. La salute dei giocatori deve prevalere. Porte chiuse? Il calcio è un’emozione da condividere con il pubblico”

Veretout: “Atalanta-Valencia è stata una follia. Il virus non si ferma alle porte degli spogliatoi”
Ph Carlo Hermann/KontroLab

Il centrocampista della Roma, Jordan Veretout, ha rilasciato un’intervista a Le Parisien. Ha raccontato la su esperienza del lockdown e i primi mesi nella Capitale.

Veretout ha parlato anche della ripresa della Serie A.

“Prima di proiettarsi verso questa scadenza, aspettiamo il via libera delle autorità per iniziare le sedute collettive. Poi, ovviamente, vorremmo essere sicuri del campionato. Tutto dipenderà, ne sono ben consapevole, dall’evoluzione della curva di contagio del coronavirus. È quindi difficile avere una data precisa. Ma, nella vita quotidiana, la mancanza di poter vedere tranquillamente gli altri è pesante e frustrante“.

Sulla possibilità di riprendere a metà giugno:

Il presidente del sindacato dei giocatori italiani ha chiesto che i giocatori abbiano almeno quattro settimane di allenamento completo nelle gambe prima della ripresa. Condivido questa opinione. A Roma, anche durante il confinamento, si è comunque seguito un programma di manutenzione basato soprattutto sulla corsa e sul rinforzo muscolare. Il club non ha risparmiato sui mezzi per offrirci le migliori condizioni di preparazione possibili. Lo stesso vale per gli altri club. Di conseguenza, il periodo di un mese mi sembra sufficiente per non espormi al rischio di infortuni. La salute dei giocatori deve sempre prevalere. Lo teniamo tutti a mente“.

Sull’ipotesi dei playoff per completare la stagione:

“Di questi tempi si sentono molte cose. Se viene scelta questa formula, perché no. A mio parere, la soluzione migliore sarebbe quella di andare fino in fondo alla competizione e di giocare le ultime 12 gare. Ci adatteremo. Abbiamo anche in testa l’Europa League con un doppio confronto contro il Siviglia. A causa della diffusione dell’epidemia non abbiamo potuto giocare e non siamo potuti andare in Spagna per l’ottavo di finale d’andata. Abbiamo preso la decisione più saggia”.

Su Atalanta-Valencia giocata a febbraio a porte aperte.

“Il virus potrebbe essersi diffuso rapidamente in Lombardia. È tutt’altro che un caso che la città di Bergamo si sia ritrovata nel cuore della pandemia con un drammatico numero di morti. È stata una follia permettere al pubblico di assistere a questo incontro“.

Sui positivi in Serie A.

“Tutti sono colpiti. Gli sportivi non sono risparmiati. Il virus non si ferma alle porte degli spogliatoi. Ci si impegna a rispettare le misure di distanziamento. Non c’è molto altro da fare per proteggersi. Non siamo al sicuro, naturalmente. Puoi andare a fare la spesa ed essere nel posto sbagliato al momento sbagliato contraendo il virus”.

Sulla ripresa della Bundesliga.

“È stato un po ‘strano. Vedere gli stadi vuoti, l’assenza di festeggiamenti, queste restrizioni dopo un goal. Il calcio è emozione da condividere con il pubblico. Non scendiamo in campo per giocare tra di noi“.

Veretout ha ammesso di avere avuto paura per l’epidemia che ha colpito l’Italia.

“Non particolarmente per me. Per mia moglie, i miei figli. Chiamavo la mia famiglia in Francia ogni giorno. Dall’inizio del lockdown abbiamo spiegato ai più piccoli perché dovevamo stare a casa, perché fossi lì tutto il giorno. I primi tempi sono andati bene, disegnavamo, abbiamo organizzato una caccia al tesoro… Ma dopo due o tre settimane, è diventato più complicato il fatto di non poter uscire. La più grande mi ha persino detto: ‘Papà, c’è il mostro di fuori?’. E io gli ho risposto: ‘Sì, ma non possiamo vederlo, è una piccola bestia che sta nell’aria’. Qualche giorno fa, siamo riusciti ad andare un po’ davanti casa nostra per farle fare un giretto. Era come se fosse Natale per lei, nel mese di maggio. Era radiosa”.

Adesso Roma sta tornando a vivere.

“Roma è una città sempre affollata, vivace e felice. Durante questo periodo era quasi morta. Congelata. Sembrava un film catastrofico. Ora si sta riprendendo. Si vede già dal mio quartiere. Di solito c’è sempre rumore e vita. A marzo e aprile, quando ero in giardino con le mie figlie, c’era una sensazione di vuoto, di niente. Era strano, ma ci dovevamo convivere. Ora, c’è di nuovo movimento, le persone tornano a passeggiare. Sono felice persino di vedere ripassare le macchine. Fa bene al morale”.

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