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Tegnell il virologo di Svezia diventato tatuaggio: «L’Italia? Prima o poi tutti dovranno uscire dal lockdown»

Intervista al quotidiano Aftonbladet: «Io un eroe? Tutto può cambiare rapidamente. Non ho certezze, come tutti. Non dico nulla agli svedesi che camminano vicini, non faccio il poliziotto»

Tegnell il virologo di Svezia diventato tatuaggio: «L’Italia? Prima o poi tutti dovranno uscire dal lockdown»
Il virologo di Stato svedese Tegnell e il suo tatuaggio

Il quotidiano svedese Aftonbladet pubblica una lunga intervista al virologo di stato svedese Anders Tegnell, 64 anni compiuti la settimana scorsa, di Uppsala. Ormai un punto di riferimento mondiale nell’emergenza coronavirus e una storia di eroe nel proprio Paese. Come sappiamo ci sono giudizi contrastanti sul metodo svedese. Metodo che non è sisntetizzabile nella libertà assoluta, come in tanti erroneamente hanno tradotto. L’Oms lo ha definito un modello di convivenza con il virus. Ma va anche detto con oltre 2500 morti, la Svezia conta il triplo delle vittime rispetto a Finlandia, Danimarca e Norvegia messe insieme.

L’intervista è molto bella. Lascia che emerga il personaggio: semplice, apparentemente per nulla modesto, divertito dalla fama che improvvisamente lo ha raggiunto.

È diventato epidemiologo di Stato nel marzo 2013. Scrive il giornalista: “difficilmente avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventato l’uomo più divisivo della Svezia”. Racconta come sia riuscito a combattere lo scetticismo iniziale che avvolgeva il suo metodo. “Oggi Tegnell è salutato da molti come un eroe”.

Come ci si sente a essere una celebrità nazionale a 64 anni?

«No, non faceva parte dei compiti previsti essere in ogni giorno in tv. È strano. Ma provo a vederne il vantaggio, e il vantaggio è che con queste conferenze stampa l’autorità diffonde il proprio messaggio in modo molto chiaro. E poi ne varrà la pena».

Sei spesso definito “padre fondatore”. Cosa ne pensi?

«Che passerà».

Ora sei modesto.

«Ahaha, ma è vero. Si oscilla da un estremo all’altro molto velocemente. Devi esserne consapevole, altrimenti rischi di rimanere spiazzato».

Si discute selvaggiamente se la Svezia abbia scelto la strada giusta. Hai paura di aver scelto la strada sbagliata e di quanta merda (dice proprio così) colpirà te e i tuoi colleghi?

«No, non ho paura, ma ne sono molto consapevole. Ho lavorato a questo almeno due anni. A volte si ottengono risultati buoni, a volte meno. Penso che la cosa più importante in ogni momento sia cercare di fare il meglio che puoi con le conoscenze e gli strumenti che hai. Ed essere sempre molto umile perché dovresti cambiare idea».

Quanto sei convinto che la Svezia abbia scelto la strada giusta?

«Non ne sono affatto convinto. Pensiamo costantemente a questo. Cosa possiamo migliora e cosa modificare? Devi sempre porti queste domande perché nuove informazioni e nuove sfide sono costantemente in arrivo».

C’è già qualcosa che ritieni avresti potuto fare diversamente?

«Non so che cosa NOI avremmo potuto fare diversamente, penso che complessivamente in Svezia avremmo potuto curare meglio l’assistenza degli anziani e delle case di cura, così come l’assistenza sanitaria. Ma è un grosso problema che abbiamo da anni, ma che ora è diventato più evidente».

Visto che sei diventato una celebrità, ti accade di essere fermato in città?

«Fermato no, ma ci sono molte persone che incoraggiano e dicono che fai un buon lavoro ed è sempre divertente».

Ci sono poche volte che Tegnell non risponde alle domande.

Vivi a Vreta Kloster fuori da Linköping. Come fai ad andare al lavoro? Ci sono ancora treni? 

«Cerco ancora di arrivare a Stoccolma in treno ma non ce ne sono più tanti, quindi adesso è un po’ più problematico».

Racconta che durante i fine settimana riesce a trascorrere del tempo con la sua famiglia. Che riesce a dedicarsi al giardino. Ripara e aggiusta, è divertente. Ha molti colleghi che lo aiutano, quindi riesce anche a distrarsi dall’emergenza.

Cosa desideri fare quando tutto questo sarà finito?

«Andare da qualche parte in vacanza. È difficile dire quando si potrà ricominciare a viaggiare. Non abbiamo la risposta qui in  Svezia, nel resto del mondo credo che ci vorrà più tempo. E il divieto varierà notevolmente tra i paesi. Credo che quest’anno staremo di più a casa».

L’Italia ha recentemente annunciato che il piano prevede l’apertura di ristoranti e bar il 1° giugno. Hai qualche opinione al riguardo?

«No, ogni paese deve trovare una propria via d’uscita perché è abbastanza ovvio che questi blocchi estremi causano molti danni. Quindi devi pensare a come puoi passare a qualcosa di più sostenibile».

Se vedi persone in città che non tengono le distanze, glielo dici?

«No, sarebbe davvero strano farlo. Penso che le persone debbano assumersi le proprie responsabilità. Non è il mio ruolo passeggiare ed essere un ufficiale di polizia».

Sei stato immortalato come tatuaggio?

«Preferisco non commentare».

Bene. Ma ti sembra lusinghiero?

– No! Assolutamente no, ahah!

L’ultima domanda è sul “misterioso tedesco” che appare quotidianamente alle conferenze e sollecita instancabilmente Tegnell e i suoi colleghi con domande difficili sulla strategia svedese per il coronavirus.

«Non sono stufo di lui, è felice di continuare a fare domande, haha! Non ho problemi. Non è peggio di molti altri».

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