ilNapolista

Lo psichiatra Haller: «Il calcio deve tornare, riduce l’aggressività e la violenza in famiglia»

L’intervista alla Faz: «Il calcio svolge la funzione che un tempo svolgevano le guerre. Panem et circensens è saggio, soprattutto dopo la crisi da coronavirus»

Lo psichiatra Haller: «Il calcio deve tornare, riduce l’aggressività e la violenza in famiglia»

In altri Paesi il dibattito sull’eventuale ripartenza del calcio è decisamente più interessante. In Germania, ad esempio, la Faz intervista lo psichiatra austriaco Reinhard Haller. Che si è dichiarato a favore della ripresa della Bundesliga. 

Il calcio dovrebbe tornare. Il calcio è pura psicologia, è molto importante per la mente e i sentimenti  di molte persone. Non c’è quasi nulla che possa catturare le persone emotivamente come il calcio. Oltre al lato psicologico del calcio, nella situazione attuale si deve considerare anche l’alto potenziale di aggressività che c’è in ogni persona. L’aggressività non va analizzata soltanto dal punto di vista distruttivo, l’aggressività  è anche la base della nostra vitalità; assicura che esistiamo, che ci affermiamo e che progrediamo. Il progresso umano è possibile solo se l’uomo può utilizzare in modo costruttivo questo potenziale di aggressività oppure, come diciamo in psicologia, sublimare questo potenziale di aggressività.

Per questo ha bisogno del calcio?

L’aggressività si esprime in modo primitivo attraverso la guerra e l’omicidio. In modo meno primitivo, attraverso la competizione professionale e anche attraverso lo sport. Il calcio riveste un ruolo particolarmente importante perché soddisfa molti bisogni emotivi che altrimenti necessiterebbero di battaglie e guerre. Proprio come in guerra, nel calcio prima della partita si intensifica la propaganda. Gli eserciti marciano in uniforme e portano bandiere e stendardi. I generali, proprio come gli allenatori, appaiono con i gladiatori che sono i giocatori. La tattica non è altro che un piano di battaglia. I vincitori calcistici sono celebrati più degli eroi delle guerre mondiali, e il benessere e la sofferenza di tutto il popolo dipendono dal fatto che abbiamo battuto o no i francesi, gli inglesi o gli italiani.

A proposito delle partite a porte chiuse, in Germani definite partite fantasma, dice:

Non mi piace il termine partite fantasma. Chi sono i fantasmi? I calciatori, gli spettatori inesistenti o qualcosa che si libra sopra lo stadio vuoto? Naturalmente sarebbe meglio aggiungere la psicologia della folla, lo stadio pieno. Ma da un punto di vista emotivo anche una partita senza spettatori può offrire il proprio contributo. Perché consente di scaricare l’alto potenziale di aggressività che si è accumulato nelle persone durante la crisi del coronavirus. Non possono bastare passeggiate e un’ora di esercizi al giorno. Cosa resta oggi per sfogare l’aggressività di massa?

Il calcio può contribuire a impedire che il potenziale aggressivo si accumuli e si liberi in forma di violenza su partner e bambini.

Non sono così ingenuo da credere che il calcio e la terapia familiare possano essere praticati con il calcio. Ma non c’è dubbio che questa crisi abbia portato a un accumulo di aggressività tra coloro che non hanno libero sfogo, che non lavorano e non possono praticare sport. Le partite a porte chiuse ridurrebbero il livello di frustrazione e incanalarebbero la crescente pressione dell’aggressività in un modo socialmente accettabile.

Haller definisce saggio il “panem et circenses”. È proprio in questa crisi della corona che occorre prestare attenzione a soddisfare questi bisogni umani fondamentali.

In psicoanalisi il potenziale di aggressività, cioè la forza vitale degli esseri umani, viene spesso paragonato a un torrente che ruggisce in modo incontrollabile. Affinché non possa causare alcun danno, dobbiamo convertirlo in energia positiva. In Europa centrale ci siamo allontanati dalla forma primitiva di aggressività – la guerra – e stiamo anche assistendo a una diminuzione degli omicidi. Attraverso la competizione economica e anche sportiva, abbiamo sviluppato un’altra forma di aggressività. Il calcio è particolarmente importante per gli uomini dai 20 ai 40 anni, ossia l’essere più pericoloso al mondo. L’ottanta-novanta percento di tutti gli atti aggressivi si svolgono in questo range.

Secondo lui, la contrarietà degli ultras alle partite a porte chiuse è una conferma della bontà della sua tesi.

«Queste persone sono spesso insicure, emotivamente instabili e impulsive, costituiscono il cinque per cento dell’ampio spettro di disturbi della personalità. Vanno allo stadio per mettere in scena la loro aggressività. È quel che definiamo disponibilità a usare la violenza. Temo che non possa essere evitato. Un famoso psichiatra tedesco disse che le leggi e le regole erano scritte solo per gli psicopatici, non per quelli che si comportano normalmente. Per i normopati, come dico beffardamente, non abbiamo bisogno di regolamenti. La loro capacità di controllarsi è di solito sufficientemente elevata da poter essere soddisfatta dalla diluizione  dell’aggressività davanti alla televisione per una partita di calcio. Questo è meno vero per i tifosi organizzati.

Aprire gli stadi sarebbe una buona misura dal punto di vista di igiene psichica.

ilnapolista © riproduzione riservata