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I tecnici delle tv: «Noi, invisibili. Chi ci garantirà il diritto alla salute?»

Il messaggio dei lavoratori del BroadcasTeam su Facebook: «Si parla di tutto tranne che di noi. Come faremo a lavorare? Quali sono i protocolli allo studio? Come faremo a raggiungere i campi? Chi ci farà i tamponi?»

I tecnici delle tv: «Noi, invisibili. Chi ci garantirà il diritto alla salute?»

Anche in Italia, come in Germania, i tecnici tv si chiedono perché siano completamente ignorati nel dibattito sulla ripartenza del calcio. Su Facebook i lavoratori del BroadcasTeam hanno pubblicato un messaggio proprio su questo tema.

«In questi due mesi di emergenza sanitaria non s’è fatto che parlare delle difficoltà della società calcistiche, delle loro esigenze e di quelle dei giocatori, del grande business che non può fermarsi. Nessuno si è posto il problema di che fine avessero fatto quelli che producono lo spettacolo».

I tecnici e cameraman che si occupano delle riprese delle partite di calcio chiedono sicurezza in vista della ripartenza del campionato.

«Noi siamo gli invisibili dietro le telecamere e dentro le regie. I nostri nomi non compaiono nei titoli di coda. Noi siamo quelli che si barcamenano in una giungla di contratti atipici, lavoriamo a chiamata, percepiamo paghe che non corrispondono neppure al tuo abbonamento alla pay tv. Siamo quelli che per lavorare, alla vigilia del lockdown, sono andati nelle zone rosse perché lo show doveva continuare e ancora dobbiamo essere pagati. Siamo quelli che si sono ammalati di Covid-19 e nessuno ne ha parlato. Perché a te che leggi basta accendere la tv».

Adesso, scrivono, si parla di ripresa del campionato, di quarantena, test sierologici, trasferte in sicurezza, tamponi e distanziamento per i calciatori. Di campi neutri su cui giocare e di riduzione del numero di telecamere, e dunque di tecnici, in campo durante le partite.

«Continueremo dunque ad essere invisibili ed anche in numero inferiore. Come faremo a lavorare? Quali sono i protocolli allo studio? Come faremo a raggiungere i campi? Chi ci farà i tamponi? Chi ci garantirà il diritto alla salute? Siamo fermi da oltre due mesi, siamo stati i primi a fermarci e probabilmente saremo gli ultimi a ripartire e con nessuna tutela, in balia di un mercato del lavoro non regolamentato. Saremo disposti ancora a mettere a repentaglio la nostra salute e quella delle nostre famiglie per garantire lo show?».

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