Sul CorSport. I tesserati di A hanno molti dubbi. Sul maxi-ritiro, sui tamponi e sul pericolo di infortuni. Oggi ne discuterà l’assemblea Aic
I calciatori della Serie A non vogliono andare in clausura. Non lo hanno dichiarato pubblicamente, ma il no è netto, scrive il Corriere dello Sport.
“La clausura no, non la vogliono considerare. I calciatori di Serie A – di fronte all’ipotesi di un ritiro previsto dal protocollo per poter terminare il campionato – sono contrari“.
Dall’inizio dell’emergenza hanno sempre detto di non vedere l’ora di tornare a giocare, non hanno preso una posizione pubblica.
“Sono lavoratori dipendenti – già impegnati con questioni contrattuali tra tagli suggeriti/imposti dalle società e mensilità che sono saltate – e in questo momento così cruciale schierarsi apertamente o andare allo scontro non è opportuno. Ma ne parlano tra loro, osservano con attenzione ciò che sta capitando all’estero, valutano gli scenari, hanno affrontato l’argomento con le rispettive società e anche all’AIC la questione è d’attualità: se ne parlerà oggi durante il consiglio direttivo”.
Non vogliono restare due mesi chiusi in un albergo lontani dalle famiglie e senza contatti esterni. Sarebbe un isolamento che si somma ai due mesi precedenti di restrizioni e proprio in un momento in cui la riduzione della curva dei contagi sembra lasciare intravedere spiragli per altre riaperture.
I calciatori hanno paura, scrive il quotidiano sportivo. Vogliono tornare a giocare in sicurezza, ma molti di loro hanno conosciuto il virus di persona, hanno le paure e i dubbi degli altri cittadini. Hanno compreso “che il Covid-19 non fa distinzione di censo”.
Non sono solo i due mesi di ritiro-clausura a spaventarli, ma anche i tamponi a tappeto a cui dovrebbero sottoporsi e l’ipotesi di quarantena per tutta la squadra in caso di positività di un giocatore.
Il CorSport scrive:
“Un calciatore di Serie A che preferisce rimanere anonimo ci ha confidato: «Siamo fermi da più di due mesi, sappiamo tutti che gli allenamenti casalinghi sono stati utili soprattutto a livello mentale, per distrarci. E’ inutile nasconderlo: una condizione fisica decente non si raggiunge in una o due settimane, per questo sappiamo bene che infortunarsi è un attimo. E noi costruiamo le nostre carriere sul nostro corpo, sui muscoli, sulla nostra condizione fisica: non ci va di esporci a rischi inutili»”.