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Donati: «l’Italia sta diventando una barzelletta. In Germania si costruisce, qui si rattoppa»

Il terzino del Lecce al CorSport: «Non è un caso che il primo campionato a ripartire sia stato la Bundesliga. Stiamo dando un’immagine imbarazzante all’estero. Non siamo stati capaci di decidere, almeno copiamo»

Donati: «l’Italia sta diventando una barzelletta. In Germania si costruisce, qui si rattoppa»

Il Corriere dello Sport intervista Giulio Donati, terzino del Lecce tornato in Italia a dicembre dopo un’esperienza in Germania, in Bundesliga. Commenta la ripresa del calcio tedesco in relazione alla stasi italiana. Dà ragione a Ibrahimovic che ha detto “loro dicono, loro fanno”.

«Penso che Ibra ha perfettamente ragione. È la filosofia dei tedeschi, un modo di pensare che ho conosciuto anch’io. Non è un caso che in Europa la Bundesliga sia stato il primo campionato a ripartire».

La Serie A, invece, è ferma

«al chiacchiericcio. In due mesi e mezzo in Italia sul calcio non si è lavorato a nessuna strategia chiara. Stiamo diventando una barzelletta. Questa situazione di eterna attesa è mortificante per noi e per tutti quelli che lavorano nel calcio. Non si può ogni volta rimandare una decisione, ma è quello che sta succedendo in Italia. Non abbiamo certezze su niente. In Spagna e in Inghilterra sono pronti a ripartire, in Francia hanno preso una decisione opposta, ma almeno l’hanno presa».

Francia e Germania si sono assunte delle responsabilità e hanno deciso. L’Italia no.

«Credo che l’immagine che stiamo dando all’estero sia imbarazzante. Ne ho parlato anche in questi giorni con i miei ex compagni del Bayer Leverkusen e con i miei amici tedeschi».

I tedeschi, assicura, si sentono tranquilli e garantiti, soprattutto sotto il profilo sanitario. Il protocollo gestisce i positivi. Non si può aspettare il contagio zero, dice, altrimenti non si ricomincerebbe nemmeno a settembre. Donati racconta le emozioni provate a guardare la Bundesliga.

«Ho invidiato i miei colleghi. Ho pensato alla loro soddisfazione nel tornare in campo. Ma guardi che quando parliamo di campionato che riparte non dobbiamo pensare solo ai calciatori. C’è un intero movimento, mi riferisco a magazzinieri, collaboratori vari, membri dello staff, tutte persone che hanno uno stipendio normale. Una squadra di calcio è tale anche grazie al lavoro di tutti loro».

La cosa che gli ha dato più fastidio durante questo lungo stop, dice, è stata la mancanza di chiarezza.

«E poi mi ha infastidito il fatto che qualcuno abbia fatto il furbo per portarsi avanti col lavoro, ecco, proprio non mi è piaciuto».

Parla della Germania come di un modello da seguire. Ne descrive le cose che apprezza.

«L’organizzazione. La capacità di creare, a tutti i livelli della società, un sistema che funziona. In Germania si costruisce, qui si rattoppa».

L’Italia dovrebbe seguirne l’esempio.

«Non siamo stati capaci di prendere una decisione, almeno copiamo, quello non dovrebbe essere difficile».

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