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Bonazzoli: «Ho perso mio nonno per il virus. Non ho potuto nemmeno salutarlo»

Al Secolo XIX. «Stravedeva per me. La sua scomparsa mi ha responsabilizzato molto più rispetto a questo virus. Sono a disposizione della Samp. Gli allenamenti individuali non sono come una partita, a me manca la partita».

Bonazzoli: «Ho perso mio nonno per il virus. Non ho potuto nemmeno salutarlo»

Il Secolo XIX intervista l’attaccante della Sampdoria Federico Bonazzoli. È di Ghedi, paesino di una delle province più colpite dal virus, Brescia. Ha perso il nonno paterno (77 anni) proprio a causa del Covid-19 senza nemmeno poterlo salutare.

«Non è stato facile. Il nonno Berto non l’ho più visto né sentito e questo fa ancora più male. Ci siamo sentiti due settimane prima che venisse ricoverato, non sono più tornato a Brescia e lui ci ha lasciati increduli. Era una persona molto in gamba, stravedeva per me, era mio grande tifoso, mi stava vicino da sempre. Nella sua falegnameria, che è quella dove lavorano anche mio padre e i suoi fratelli, passavano tutti i compaesani e l’argomento era sempre il calcio. lui era orgoglioso del nipote calciatore. Era un grande tifoso del Milan ma aveste visto l’orgoglio quando io ero riuscito a farmi strada nelle giovanili dell’Inter. Mi viene da piangere».

La scomparsa del nonno, racconta, gli ha dato consapevolezza del virus.

«La sua scomparsa mi ha responsabilizzato molto più rispetto a questo virus maledetto. Infatti in quarantena non sono mai uscito, letteralmente. E invito tutti a non prendere sottogamba la situazione. Mio nonno non ha mai avuto problemi e ora non c’è più».

Un’esperienza che lo ha segnato nel percorso del lockdown.

«Forse se non avessi provato sulla pelle il dolore del nonno non sarei stato così risoluto. Ripeto, non ho visto nessuno, ho azzerato i contatti. Devo dire che l’affetto e la vicinanza della società Samp non mi è mai mancato. Ci siamo sentiti coccolati».

Ora, dice, è a disposizione della squadra.

«Io sono a disposizione della società, quello che verrà deciso dalla Samp lo farò. Certo, non vedo l’ora di tornare in campo, ma questi allenamenti individuali non sono come una partita, a me manca la partita».

Parla di Ranieri come di una «persona umanissima, sentirlo rassicura».

Sulla ripresa del campionato.

«Io amo il mio lavoro e come tutti spero di riprendere al più presto ma ci sono persone più in alto che ne sanno di più e devono decidere loro. Spero presto ma chissà».

La stagione fermata dal virus è stata quella del suo primo gol in serie A.

«Stava andando tutto nel verso giusto e poi è capitato un virus che ha trasformato la vita in un film. Una cosa da non crederci, troppo più grande di noi. Ma passerà e tutto sarà servito, anche le cose più dure, sono sicuro».

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