Repubblica riposta la storia della dottoressa che si è suicidata perché non riusciva ad accettare di non riuscire a salvare i pazienti dal covid
L’edizione odierna di Repubblica riporta la storia della dottoressa Lorna Breen, a capo di un pronto soccorso a nord di Manhattan, suicida per non aver retto lo stress dell’emergenza coronavirus
«I miei pazienti muoiono prima ancora di essere portati giù dall’ambulanza»
Aveva confessato al padre. Non riusciva a darsi pace per il fatto che non riusciva a salvare vite umane. Poi si è ammalata anche lei
Si sentiva inutile: e i genitori l’avevano convinta a tornare a Charlottesville, Virginia, per riposarsi un po’. Purtroppo, nemmeno parlare col padre l’ha aiutata. Lorna, che nel suoi giorni di riposo visitava gli anziani come volontaria di un’organizzazione cattolica, donna estroversa che organizzava ogni estate feste in terrazza e amava ballare la salsa, si è uccisa domenica, a casa della sorella. «È morta per aver cercato di fare al meglio il suo lavoro. Nelle ultime settimane era stata in trincea. Dobbiamo ricordarla come un’eroina», dice ora il padre al New York Times.
Lorna non è la prima a non reggere il peso di tanto dolore e dell’impotenza di fronte alle vite spezzate, era successo pure in Italia: a marzo un’infermiera di 34 anni del reparto di terapia intensiva del San Gerardo di Monza, positiva al virus, si è suicidata temendo di aver contagiato anche altri.
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