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Tarro a BusinessInsider: “Il vaccino non è la soluzione, il Coronavirus non è l’ebola”

Il virologo dubita che la soluzione sia nel vaccino bensì in una cura che permetta alle persone di ammalarsi e guarire senza conseguenze

Tarro a BusinessInsider: “Il vaccino non è la soluzione, il Coronavirus non è l’ebola”

“Il vaccino per il coronavirus potrebbe essere inutile”, questo quanto affermato da un’intervista a Businessinsider.com dal virologo Giulio Tarro

“Se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana, sarà complicato averne uno che funziona in entrambi i casi esattamente come avviene per i vaccini antinfluenzali che non coprono tutto”.

La lotta al virus ha diviso anche gli esperti su diversi fronti, ma Tarro, primario in pensione dell’Ospedale Cotugno di Napoli può mettere in campo una certa esperienza, lui che ha isolato il vibrione del colera a Napoli,  combattuto l’epidemia dell’Aids e sconfitto il male oscuro di Napoli, il virus respiratorio ‘sincinziale’ che provocava un’elevata mortalità nei bimbi da zero a due anni affetti da bronchiolite, ricorda
“né per la prima Sars, né per la sindrome respiratoria del Medio Oriente sono stati preparati vaccini, si è fatto, invece, ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti”.
La soluzione dunque non è il vaccino, ma una cura che permetta alle persone di ammalarsi e guarire senza avere conseguenze devastanti
“una cura che potrebbe arrivare anche per l’estate. Spero che la scienza e il caldo possano essere alleati. E confido che potremo andare a fare i bagni. Troppa gente parla del coronavirus senza avere il supporto dei dati scientifici e senza le giuste conoscenze”.

Secondo Tarro il Covid 19  non è l’Ebola, ma una malattia che non è letale per quasi il 96% degli infetti. Discutibili secondo il virologo infatti i dati che vengono forniti e la mortalità, perché secondo alcuni studi inglesi i contagiati sarebbero circa il 60% e a questo punto la mortalità si aggirerebbe intorno all’1% come in Cina

L’Italia e la Lombardia per lui sono andate in crisi perché si è perso troppo tempo a dichiarare lo stato di crisi per fronteggiare l’emergenza e quindi ci si è trovati di fronte contemporaneamente allo stesso numero di malati di influenza di un’intera stagione.

“Si voleva blindare la Lombardia come la Cina e poi si è permesso a migliaia di persone di migrare al sud… Francamente non si è capito quale sia stato l’approccio del governo e le misure di contenimento sono state prese in ritardo”.

In attesa di un antivirale efficace, l’esperto fa tre ipotesi sulla fine dell’epidemia:

“Potrebbe sparire completamente come la prima Sars; ricomparire come la Mers, ma in maniera regionalizzata o diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Il fatto che in Africa non attecchisca mi fa ben sperare in vista dell’estate”.

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