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L’Economist: «È un triste calcolo ma il lockdown costerà più delle vite salvate»

Il settimanale contro la chiusura ad oltranza: «Il prezzo della chiusura ricadrà sui giovani. Mesi di reclusione casalinga avranno minato coesione sociale e salute mentale».

L’Economist: «È un triste calcolo ma il lockdown costerà più delle vite salvate»

Quanto costerà in termini economici salvare tutte queste vite? Il lockdown non ci costringerà a pagare un prezzo troppo alto? Il gioco vale davvero la candela? E’ il senso dell’editoriale dell’Economist ripreso oggi da Il Giornale. Un titolo emblematico: «Un triste calcolo. Il Covid19 impone scelte tra la vita, la morte, e l’economia. E diventeranno sempre più dure».

Per quanto tempo si potrà andare avanti con la chiusura totale, senza che questa scelta ricada sulle generazioni future come un peso enorme da sostenere? Questa è la domanda che pone il settimanale politico-economico inglese. Il dubbio sollevato è che il prezzo delle misure in atto possa essere superiore ai benefici.

«Se le misure non dovessero funzionare nel frenare il contagio, quanto ancora si andrà avanti?».

Che ne sarà anche delle famiglie, dei lavoratori disoccupati, dei bambini? Quanto vale il lockdown del mondo?

«Se un bambino è intrappolato in un pozzo il desiderio di aiutarlo senza limiti prevarrà. Ma in una guerra o in una pandemia i leader del mondo non possono pensare che le loro misure non abbiano un costo economico e sociale».

Il prezzo del lockdown sarà pagato dai giovani, scrive l’Economist, «su cui cadrà gran parte del peso della malattia, sia oggi sia in futuro, con tutto il debito che i loro Paesi accumuleranno».

In America Trump ha prima sostenuto che la cura sarebbe stata più dannosa del virus, per i danni economici che avrebbe provocato, poi, di fronte al dilagare dell’epidemia, ha chiuso tutto, spendendo l’equivalente di 60mila dollari a famiglia.

In America il costo del lockdown «è di gran lunga superato dalle vite salvate», ma si tratta di un Paese ricco. Diverso è il caso dell’India. Il rapporto costi-benefici cambia da Stato a Stato e cambierà ancora, scrive il settimanale.

Che indica due principi da seguire in questa fase: «aiutare chi sta pagando più di tutti queste scelte», ovvero i lavoratori licenziati, i bambini e le famiglie ridotte in povertà. E «adattamento». Che vuol dire cambiare strategia man mano che l’epidemia evolve.

Bisogna preparare il sistema sanitario alla gestione del virus ma anche prepararsi ad un ritorno alla normalità per un’umanità che avrà pagato molto caro, in termini economici, la crisi.

«Forse non troveremo presto vaccini e cure. Con l’estate, le economie avranno subito  crolli a doppia cifra. Mesi di reclusione casalinga avranno minato coesione sociale e salute mentale. Anche se molte persone muoiono, il costo delle restrizioni potrebbe superare i benefici. E questo è un aspetto che ancora nessuno è pronto ad ammettere».

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