Il Corsport intervista il dottor Pigozzi: «Anche l’industria riparte ma osserva il distanziamento. Per lo sport è più difficile. Partiamo dagli allenamenti individuali»
Il Corriere dello Sport intervista Fabio Pigozzi, presidente del comitato tecnico scientifico della Federazione medico sportiva italiana, l’unica riconosciuta dal ministero della Salute.
«La Federazione medico sportiva già all’inizio di aprile aveva stilato delle linee guida, distinguendo quelle che sono dirette alla ripresa dello sport professionistico, in primo luogo sport di squadra, quindi il calcio, rimandando poi alla riapertura di altre discipline ulteriori linee guida. In queste raccomandazioni sussistono alcuni aspetti assimilabili al protocollo della Federcalcio. Noi ci siamo concentrati sull’atleta e non sull’entourage della squadra, ugualmente importante nello sport professionistico. Di fatto ci siamo trovati d’accordo nella ripresa degli allenamenti, perché qualsiasi disciplina, dal calcio alle bocce, necessita di una fase di ricondizionamento atletico».
Domani il protocollo del Coni, supportato dalla Fmsi e dal Politecnico di Torino, sarà presentato al ministro dello Sport.
«Noi abbiamo suggerito indicazioni generali sia per la sicurezza degli ambienti sportivi, impianti e spogliatoi, sia per rispettare il distanziamento. Ci deve essere una prima fase, prima di passare alla parte tecnica specifica. Se è vero che si ripartirà il 4 maggio, in questo periodo avremo i dati dell’evoluzione dell’epidemia che potranno essere utili per definire l’impatto nel passaggio successivo alla fase tecnica».
Pigozzi spiega in cosa differisce il protocollo Fmsi da quello della Figc.
«Il nostro differisce solo per alcuni aspetti. Tiene in evidenza gli esami per la ricerca dell’Rna virale. Anche l’industria riparte ma osserva il distanziamento. Noi nello sport come assicuriamo il distanziamento fino ad arrivare al gesto tecnico? In questo senso dobbiamo dettare linee guida precise, regole specifiche per ogni disciplina sportiva. Noi siamo partiti dagli sport professionistici. Se si deve accelerare ben vengano dei protocolli aggiuntivi che possano mettere in sicurezza quelle discipline professionistiche nelle quali venga deciso un inizio più precoce. Intanto partiamo con gli allenamenti individuali, quindi valutiamo la situazione epidemiologica. Il passaggio alla fase tecnica e alle partitelle possiamo prevederlo nel momento in cui ci sia un livello di sicurezza maggiore. Se l’epidemia è ancora più contenuta o immettendo ulteriori misure di controllo per chi va in campo».
Che cosa succede se si presenta un altro caso di atleta positivo?
«Innanzitutto è fondamentale applicare le linee guida per evitare i rischi da esposizione al contagio e che riguarda la squadra e tutto il contesto. Se nonostante questo si presentasse un caso, l’atleta va isolato e vanno continuati i controlli a chi continua l’attività sportiva. Il nostro pensiero è procedere step by step. Non si può far ripartire una macchina e portarla subito al massimo dei giri».
Pigozzi risponde anche sulla possibilità che riprenda il campionato.
«La medicina si occupa della salute degli individui. Non porta avanti ragionamenti legati al valore economico di un avvenimento, qualunque esso sia. Il protocollo studiato per lo sport è frutto di esperienza e conoscenze medico scientifiche che ci portano a indicare un percorso in cui la tutela della salute è garantita. Decidere se in uno stadio con tante persone si possa tornare a svolgere uno sport di contatto esula dalle valutazioni della medicina sportiva. Si deve procedere con rispetto della filiera decisionale. L’ultima parola spetta al governo una volta ascoltato il parere dell’Istituto Superiore di Sanità. Se le istituzioni dovessero dare l’ok alla ripresa del campionato di Serie A sono certo che la Federazione Medico Sportiva Italiana sarà pronta nel dare il proprio contributo per affrontare la situazione».