400 nuovi casi a Suifenhee, al confine con la Siberia, e 40 ad Harbin, città industriale nella provincia di Heilongjiang. Sono scattati i blocchi e i dirigenti locali del partito sono stati puniti con note di demerito
In Cina scatta di nuovo la paura del virus. Il Corriere della Sera scrive di due nuovi focolai, uno a Suifenhee, l’altro ad Harbin. I contagi, rispettivamente 400 e 40, sarebbero stati provocati da persone rientrate da Russia e Usa.
Suifenhe si trova al confine con la Russia. E’ poco più di un paesone, scrive il quotidiano, con centomila residenti. La sua importanza è legata unicamente ai traffici con la Russia. L’8 aprile, proprio mentre Wuhan riapriva dopo due mesi e mezzo, Suifenhe diventava zona rossa. Cittadini chiusi in casa, chiusi i passaggi alla frontiera, stop traffici e scambi con la Russia. Perché, nonostante il suo isolamento, circondata da colline e foreste selvagge, registrava 400 nuovi casi. Tanto da costringere il governo cinese ad avviare la costruzione di un ospedale provvisorio per accogliere e isolare i malati.
Anche ad Harbin, a circa 4 ore di distanza di treno e nella cui area metropolitana ci sono tanti abitanti quanti quelli della Lombardia, si registra un nuovo focolaio: 40 infetti. Cosa che ha fruttato ai responsabili locali del partito comunista una «nota di demerito» che sarà inserita a vita nei loro fascicoli personali.
Harbin, nella provincia di Heilongjiang, città industriale sede di università e teatro, non è stata ancora chiusa ufficialmente,
“ma diverse strade e quartieri del centro avrebbero già eretto barricate e blocchi «autonomi»”.
Scrive ancora il quotidiano:
“Relativamente risparmiate dalla prima ondata di Covid19, proprio per la loro eccentricità rispetto al Ground Zero dell’epidemia, molto più a sud, Harbin e Suifenhe adesso sono a loro volta nell’occhio del ciclone, con video che mostrano persone collassare per strada. La causa di questa nuova impennata di infetti è messa in relazione al ritorno non sufficientemente monitorato (di qui la punizione per i responsabili del partito) di cittadini cinesi dall’estero: a Suifenhe dalla Russia, unico Paese con il quale esistono rapporti economici diretti; mentre a Harbin il ritorno del Covid-19 è stato attribuito a una studentessa rientrata in Patria dagli Stati Uniti: sarebbe stata lei a «distribuire» il virus alle persone incontrate al suo arrivo e per questo tutti sono stati messi in quarantena”.
I numeri sono ancora contenuti, ma la Cina ha paura. Teme di precipitare in un nuovo blocco proprio quando pareva essere uscita dall’emergenza.
“Una dimostrazione di come il virus sia sempre in attesa di riprendere la sua corsa, appena si prova a rilassare i controlli”.