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«Il virus non è battuto, ma adesso abbiamo cure che funzionano»

È quanto ha spiegato al Mattino Giuseppe Fiorentino, pneumologo del Cotugno, «Stiamo usando il cortisone che i cinesi avevano bandito»

«Il virus non è battuto, ma adesso abbiamo cure che funzionano»

Il Mattino oggi ha intervistato Giuseppe Fiorentino, pneumologo, riabilitatore cardiopolmonare del Monaldi, uno dei principali protagonisti del Cotugno in questa emergenza coronavirus in Campania. Il professore ha illustrato il fatto che non abbiamo battuto il virus, ma per fortuna abbiamo imparato a curarlo ed è questo il motivo per cui scendono i numeri dei morti e dei ricoveri in terapia intensiva.

Tutto è cambiato quando si è capito che le intuizioni cinesi erano errate e che i pazienti non andavano curati sindrome da distress respiratorio acuto (Ards). Il sud lo ha capito prima del nord, anche perché ha avuto a disposizione 15 giorni prima che i contagi si diffondessero ed è riuscito a mettere in atto prima le cure vincenti, ha spiegato Fiorentino.

«Noi abbiamo quasi subito iniziato a trattare la malattia come se fosse una tromboembolia polmonare. Per questo i pazienti dimessi continuano i farmaci anticoagulanti per 6 mesi per evitare ictus e infarti a distanza di settimane».

Coraggio e collaborazione, questo ha permesso ai medici impegnati nell’emergenza di trovare la strada migliore per curare i pazienti

«abbiamo deciso però di usare il cortisone che i cinesi invece dicevano andasse assolutamente evitato».

La cura non è semplice, come illustra ancora Fiorentino, perché ogni medicinale deve essere somministrato in un momento preciso della malattia per funzionare

«all’inizio lavora l’infettivologo con antivirali, aspirina, antibiotici, clorochina, il supporto d’ossigeno. Quando la febbre aumenta e gli indici infiammatori schizzano bisogna agire con antinfiammatori e anticoagulanti ad alte dosi».

Alla domanda sulla questione se il minor numero di cedessi non sia dovuto anche al fatto che virus non abbia ridotto la sua virulenza, ha risposto

«In letteratura è descritta, per altre epidemie, compreso l’Aids, un’attenuazione della cattiveria dei virus, così come è descritta una seconda ondata che temiamo vista la leggerezza con cui molti escono di casa senza precauzioni e mascherine. Il distanziamento ha evitato il collasso del sistema sanitario e ora il vantaggio è avere terapie migliori. Questa malattia dura anche 20 o 30 giorni prima di guarire».

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