L’autocritica del premier in tv dopo l’aumento di contagi, decessi e l’assottigliarsi di posti in terapia intensiva. Tutto resta aperto. Finlandia, Danimarca e Norvegia hanno chiuso le frontiere
Oggi la notizia è solo in un trafiletto de La Stampa. Ma ieri è stata la giornata del ritorno sulla terra del premier
socialdemocratico svedese Stefan Lofven. I dati del coronavirus hanno evidenziato in maniera impietosa la differenza tra i Paesi che hanno attuato il cosiddetto lockdown e la Svezia dove i contagi e i decessi sono in aumento e i posti in terapia intensiva cominciano a scarseggiare: ce ne sono appena 300, e ne restano 79 disponibili.
«Non abbiamo fatto abbastanza», ha detto ieri Lofven in tv. Riporta La Stampa:
Per la prima volta dall’inizio della guerra contro il coronavirus la Svezia ammette che la sua decisione di rimanere neutrale ha fallito. Di fronte all’aumento di casi e vittime il premier socialdemocratico Stefan Lofven si assume le sue responsabilità ma senza prendere per il momento nessuna decisione sull’inasprimento delle misure.
Al momento, comunque, nessuna legge speciale è stata approvata. Bar, ristoranti, locali notturne, impianti sportivi continuano a essere aperti. Il premier ha elogiato il comportamento e il senso di responsabilità dei cittadini. Intanto i contagi hanno superato quota diecimila e i decessi si avvicinano a quota mille: 887. Norvegia Danimarca e Finlandia hanno chiuso le frontiere con la Svezia. “Per la prima volta nella storia – scrive l’edizione on line di Repubblica – l’intesa a cinque nella Comunità nordica è a un passo dalla rottura”.
Repubblica ricorda poi il comunicato del Karolinska Institutet di cui si è molto discusso in questi giorni.
“Se dovessero scarseggiare i posti in terapia intensiva, sarà necessario escludere dalle cure le persone dagli 80 anni di età in su e quelli tra i sessanta e settant’anni già colpiti da diverse patologie precedenti”, e inoltre: “se una persona viene colpita dal Covid 19 la decisione su ricovero e cura dovrà essere basata non solo sull’età anagrafica ma anche su quella biologica”.