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I medici contro l’Asl per l’ospedale di Ponticelli: «Soldi spesi male, personale tolto ad altri centri»

Su Repubblica Napoli il documento dei sindacati contro il manager Verdoliva: «Siamo disponibili a fare la nostra parte, ma se si proseguirà irresponsabilmente non ci resta che augurarle “buona inaugurazione”»

I medici contro l’Asl per l’ospedale di Ponticelli: «Soldi spesi male, personale tolto ad altri centri»

I medici contro l’ospedale anti Covid-19 di Ponticelli. O, per meglio dire, contro l’Asl Napoli 1. In una lunga nota spedita al manager Ciro Verdoliva indicano le incongruenze dell’iniziativa. Lo scrive Repubblica Napoli.

A sottoscrivere la nota sono quasi tutte le sigle sindacali.

Nel documento si contesta l’utilizzazione degli anestesisti presi da altri ospedali, anche al Loreto, trasformato in Covid hospital. E proprio alla vigilia della Fase 2,

«con grave danno dei pazienti con patologie non Covid. Pazienti che saranno costretti a rivolgersi alla sanità privata, che nell’emergenza ha assistito solo Covid-convalescenti, rimborsata a caro prezzo».

Dopo questa premessa critica, i medici si dichiarano in dissenso per aver comprato la struttura

«senza un trasparente processo nella esclusione di ipotesi alternative, realizzabili con vantaggio economico e funzionale».

Del Loreto scrivono:

«È l’ennesimo ospedale del centro chiuso, insieme al suo preziosissimo pronto soccorso, senza programmarne il suo futuro, senza che neppure lì siano stati garantiti i dispositivi di protezione e senza avere attivato i tanto strombazzati ma necessari posti di terapia sub-intensiva. Nonostante i consulenti assunti e nonostante l’avessimo messa in guardia. Per fortuna, i prefabbricati di Ponticelli non servono più allo scopo iniziale e possono restare come riserva nel caso di nuova ondata epidemica, sempre che non ci piova di nuovo dentro, che si trovi lo spazio per i bagni dei ricoverati e la possibilità di separare gli ambienti di ricovero per sesso».

I medici mettono in guardia anche rispetto al futuro.

«Oltre che nelle case di riposo i maggiori focolai epidemici si sono rilevati nei domicili e negli ambienti sanitari. Quindi adesso va potenziata l’assistenza territoriale. Deve garantire: sorveglianza attiva, interventi diagnostico-terapeutici (tamponi in primis), integrazione ospedale territorio, sicurezza degli operatori, attivazione “vera” di adeguati percorsi nelle strutture ospedaliere che contrastino il rischio di far diventare ospedali e operatori luoghi anche di diffusione epidemica, il definitivo abbandono del decisionismo che, se talora necessario, spesso ha aggravato la scarsa trasparenza, l’elevata discrezionalità gestionale (se non addirittura sospetto favoritismo) e lo scarso rispetto delle regole (fino alla evidente illegittimità degli atti), che da anni denunciamo. Noi siamo disponibili a fare la nostra parte, ma se invece si proseguirà irresponsabilmente come fatto finora non ci resta che augurarle “buona inaugurazione”, riservandoci ogni azione consequenziale».

 

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