Comunicato Assocalciatori: «Sì al ritorno in campo ma in sicurezza e senza privilegi». Preoccupata per i giudizi dell’opinione pubblica sui privilegi
Potrebbe essere definito un sì. O anche un sì che somiglia a un no. O quantomeno un sì condizionato, con condizioni che – se dovesse essere rispettato il dettato – sarebbero molto difficilmente rispettabili. Quindi o si riveleranno condizioni di facciata (ipotesi più accreditata), oppure il sì va archiviato alla voce “mossa tattica”.
Stiamo parlando dei calciatori italiani e del loro comunicato o meglio del comunicato del loro sindacato: l’associazione italiana calciatori.
Hanno messo nero su bianco che vogliono tornare al più presto in campo. E fin qui ok. “Con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori” e – attenzione – “senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari“. Mission impossible per l’associazione presieduta da Damiano Tommasi che evidentemente è preoccupato per l’ondata di antipatia – eufemismo – che potrebbe abbattersi sui calciatori subissati di tamponi mentre il mondo fuori si barcamena come può nella giungla burocratica-sanitaria.
L’assocalciatori ha chiesto visite approfondite da parte di specialisti.
La volontà dei calciatori e delle calciatrici è, e sarà sempre, quella di tornare al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori: un aspetto, molto sentito dall’intero consiglio, riguarda l’attuale contesto del Paese che, seppur con intensità diversa da regione a regione, è ancora in una fase emergenziale. La volontà di tutti gli atleti e le atlete è di poter tornare a svolgere il proprio lavoro così come tante altre categorie professionali, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari. L’esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischia di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L’auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano.