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Gli Stati Uniti stanno lavorando a quattro vaccini

Mentre Trump sottostimava il contagio, finanziava con milioni di dollari le principali società private di ricerca farmaceutica. Prime dosi a gennaio 2021

Gli Stati Uniti stanno lavorando a quattro vaccini

Quattro vaccini e cinque medicine in sviluppo. Quasi un miliardo e mezzo di dollari investiti dal governo federale praticamente da un giorno all’altro. E una tabella che prende forma: a settembre-ottobre la terapia; dopo gennaio 2021, non prima, l’antidoto anti-Covid 19. Ecco che cosa si muove nel più grande istituto di ricerca degli Stati Uniti, il National Institutes of Health (NIH) di cui fa parte il NIAID, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, sede a Bethesda, pochi chilometri da Washington.

Comincia così l’articolo del Corriere della sera.

Da gennaio scorso centinaia di scienziati sono al lavoro, coordinati da Anthony Fauci, direttore del Niaid e figura chiave della task force contro il coronavirus insediata da Donald Trump. Lo sforzo è sostenuto direttamente da Barda, «Biomedical Advanced Research and Development Authority», l’organismo incardinato nel Dipartimento federale della Salute.

Mentre Trump sottovalutava la pericolosità del contagio, l’agenzia Barda – “il ramo competente dell’amministrazione” – finanziava le principali società private di ricerca farmaceutica.

Alla Moderna Tx sono andati 430,2 milioni di dollari; alla Janssen Research & Devolepment (gruppo Johnson&Johnson) 456,2 milioni; alla Protein Science, 30,7 milioni. Totale: 917 milioni di dollari. Inoltre la Barda ha distribuito altri 310 milioni di dollari a sette aziende impegnate nella sperimentazione dei farmaci per la terapia.

Paolo Lusso, responsabile della Sezione del Laboratorio di patogenesi virale del Niaid, dice di essere «fiducioso»: «Il Covid-19 non sembra essere estremamente mutevole come altri virus. Per esempio quello dell’influenza, che cambia ogni anno, o quello dell’Hiv, su cui ci stiamo rompendo la testa da decenni».

Se tutto va bene le prime dosi potrebbero essere disponibili già nel gennaio 2021. Il governo dovrà decidere come distribuirle. L’idea è cominciare con il personale degli ospedali, le forze di polizia, gli addetti ai trasporti, i lavoratori della filiera alimentare. Poi tutti gli altri. A Washington si sta esaminando l’ipotesi di lanciare un’alleanza tra diversi produttori, coinvolgendo anche aziende europee.

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