A MF Roberto Parrella direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale napoletano: «Eravamo preparati, anche mentalmente. Abbiamo ordinato le tute speciali prima dell’emergenza»
Su Milano Finanza un’intervista a Roberto Parrella, direttore dell’Unità operativa complessa Malattie infettive e respiratorie del Cotugno. L’ospedale napoletano è stato definito da Sky News Uk un’eccellenza ospedaliera, dove i medici non si ammalano. Grazie ad un protocollo anti Covid-19 che ora viene richiesto in tutto il mondo.
«Evitare la diffusione dei virus all’interno della struttura è la priorità. Abbiamo sempre formato gli operatori sulla prevenzione delle infezioni. E quando ci sono stati i primi casi di Covid-19 in Italia abbiamo cominciato a formare anche i numerosi neoassunti. Codificando ulteriori procedure interne. I Paesi che attendono l’onda d’urto ce le hanno chieste. I protocolli funzionano se si sensibilizzano gli operatori».
Parrella racconta come è organizzato l’ospedale.
«Abbiamo stanze a pressione negativa nell’area subintensiva, con porte a tenuta stagna. Devono garantire l’optimum ai pazienti ventilati. Il percorso antistante le camere prevede zone sporche e pulite che non devono mai essere inquinate. Chi lavora nello sporco indossa dispositivi ad alta protezione. E tutto ciò che esce viene sanificato con soluzioni di ipoclorito o sigillato come i fogli dell’Ecg».
Dà anche dettagli sul personale al servizio dei malati gravi.
«Un medico e uno-due infermieri a seconda della gravità. Un altro infermiere lavora all’esterno, da dove fornisce medicinali e materiali. Una squadra di emergenza è sempre pronta nelle aree ad alta intensità di cura, perché per la vestizione serve tempo. Quando termina l’emergenza o il turno, il personale deve seguire un percorso per la svestizione, passando in un’area dove vengono spruzzate sostanze per la sanificazione completa, alla presenza di un operatore che si accerta che non vi sia contaminazione tra la parte interna e quella esterna. Il protocollo è depositato e prevede anche altre tutele. Se, per esempio, un paziente dev’essere portato in radiologia per la Tac, si crea un percorso protetto da guardie giurate dotate di mascherine che assicurano solo lo spostamento del personale necessario. Il percorso e la radiologia vengono poi sanificati».
Sulle protezioni utilizzate:
«All’esterno abbiamo le normali mascherine monouso Ffp2. Chi sta vicino al paziente, a seconda delle attività svolte, indossa invece le Ffp3 o il pieno facciale, maschere dal costo di 100 euro che vengono sanificate e garantiscono una protezione fino al 99% con filtri dedicati che durano da alcune ore a pochi giorni. Poi ci sono le ormai famose tute integrali monouso».
L’ospedale era già attrezzato a rispondere all’emergenza, dichiara.
«Eravamo già attrezzati, anche mentalmente. Siamo un polo impegnato da sempre contro le malattie infettive come Aids, tubercolosi, Sars e H1N1. Appena il Covid-19 è arrivato in Italia abbiamo ordinato di tutto, anche le tute speciali. Allora erano disponibili, ora scarseggiano».
Ora non c’è più ressa al pronto soccorso, ma i malati continuano ad arrivare.
«Le incognite derivano da case di riposo, persone a casa con tampone positivo e pochi sintomi e individui non ancora censiti. Ci sono ancora troppe persone in giro».
Ad aiutare l’ospedale contribuiscono i privati.
«Sì, con molta generosità. All’inizio per i ventilatori, poi per tutto il necessario, come i dispositivi di protezione. I cittadini sanno che il Cotugno ha eretto le barricate contro il Covid-19».