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Boccia: «Sono favorevole al divieto di spostamento tra le regioni»

Intervista al Messaggero: «Lo stato d’animo di De Luca è comune alle Regioni del Sud. Il governo ha ben presenti le loro esigenze e cercherà di trovare la migliore sintesi» 

Boccia: «Sono favorevole al divieto di spostamento tra le regioni»

In un’intervista al Messaggero, il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ammette che il Governo sta pensando ad una limitazione degli spostamenti tra le regioni. Insomma, la linea proposta dal governatore della Campania. Vincenzo De Luca ha detto chiaramente che se l’Italia dovesse essere riaperta troppo presto, sarebbe pronto a chiudere i confini della regione per salvaguardare i cittadini.

Innanzitutto, spiega Boccia, una delle ipotesi sul tavolo è di aprire gradualmente, in base alle Regioni.

«Gradualità significa che in alcune aree dove il contagio è lieve se non quasi nullo si devono fare valutazioni specifiche tra contagio e capacità dei territori di intervento sulla prevenzione sanitaria. Dico soltanto che la tutela della salute resta al primo posto».

Sul divieto di spostamento dalla propria Regione o dal proprio Comune.

«E’ una delle misure che stiamo studiando per valutarne l’impatto. Io sinceramente sono favorevole a conservare questo divieto con possibilità di deroga ovviamente per le attività lavorative indispensabili. Ma, tanto per intenderci, non per motivi che non siano lavoro o salute»

Sulle parole di De Luca e sulla possibilità di uno scontro aperto tra Nord e Sud, dice:

«Comprendo lo stato d’animo di De Luca che è comune a tutte le Regioni del Sud dove sono stati compiuti miracoli per organizzare una rete ospedaliera efficiente, misure di prevenzione e monitoraggio costanti e importanti e in questo modo riuscire a mantenere la situazione in equilibrio. Penso ad esempio allo straordinario lavoro fatto nel Lazio. Tuttavia il presidente De Luca è saggio e sa benissimo che il governo ha ben presenti queste esigenze. E quindi si cercherà di trovare la migliore sintesi. Nel frattempo valgono i provvedimenti dello Stato in vigore sino al 4 maggio. Il dibattito non cancella le leggi, tanto per essere chiari».

Boccia dà ragione al sindaco di Bari, Decaro, che chiede uniformità di comportamenti in tutte le Regioni.

«Ha ragione, il governo stabilisce le linee guida. Se però un territorio ritiene che al suo interno ci possa essere un rafforzamento delle misure in chiave restrittiva ha il potere e il dovere di farlo. Ma solo in quel senso. Una Regione non può e non deve attenuare provvedimenti dello Stato ma solo restringerli eventualmente».

Alcune zone rosse resteranno, dice.

«Resteranno situazioni d’interdizione dove l’emergenza sanitaria lo motiverà. Partiamo da un presupposto: il lockdown è una questione non di principio, ma concreta. Le epidemie si combattono solo con il vaccino o con le limitazioni. Non ci sono altri metodi. Non esistono nel mondo».

Domani ci sarà il Consiglio dei ministri per valutare le prime aperture.

«Il Consiglio dei ministri è convocato per domani. La cabina di regia è servita a chiarirsi le idee sulla situazione reale, non quella degli slogan. Non dobbiamo farci prendere dalla fretta o dall’ansia da prestazione. Chi corre, spesso corre verso il burrone. Dopo tanti sacrifici non manderemo l’Italia nel baratro».

Sulla richiesta della Lombardia di ripartire al più presto:

«Col presidente Fontana ci sentiamo ogni giorno, anche più volte. C’è un rapporto molto franco, ma anche di stima reciproca. Comprendo perfettamente l’esigenza di far ripartire la Regione più produttiva d’Europa, ma anche lui è d’accordo nel farlo con rigide garanzie per la tutela della salute pubblica».

E infine, sulle accuse mosse dal neo eletto presidente della Confindustria, Bonomi, che ha accusato il Governo di non sapere dove andare e cosa decidere.

«Ma la politica sa dove andare, come farlo e quando farlo. Se poi lo fa in maniera diversa da quella che propone il presidente Bonomi, ebbene questo non vuol dire che non sappia cosa fare. E’ sorprendente questo ragionamento. Sarebbe come dire che in Confindustria non debbano esistere i comitati di esperti, gli uffici studi, i dipartimenti e tutte quelle strutture che servono ovviamente per adottare le migliori decisioni. Capisco le esigenze di Confindustria ma quando si è in un momento drammatico come questo sarebbe cosa giusta che la classe dirigente nel suo complesso, e quindi non solo la politica, si facesse carico di un elemento importante: il senso di responsabilità, a cominciare dalle parole»

 

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