Il Giornale intervista Antonio Spataro (Istituto Medicina dello Sport): «Quarantena per chi torna dall’estero, potrebbero esserci restrizioni anche per gli allenamenti»
«Per chi è risultato positivo al coronavirus bisognerà rifare l’idoneità, anche per stabilire se e come ha inciso sul fisico dell’atleta. Dovrà essere tutto nella norma, è un discorso di prevenzione e salute, certi dubbi puoi toglierteli solo con dei controlli, a partire dall’elettrocardiogramma sotto sforzo e dalla spirometria, per valutare i diversi volumi polmonari».
Insomma, quando tutto sarà finito, i calciatori non potranno tornare in campo come se nulla fosse successo. Lo dichiara Antonio Spataro, direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport del Coni. Oggi Il Giornale lo intervista.
Non basterà controllare i polmoni, spiega.
«No, bisognerà monitorare l’apparato cardio-respiratorio in tutta la sua interezza. Dalle capacità polmonari all’attività cardiaca, perché cuore e polmoni sono complementari e fondamentali allo stesso modo. Nulla di eccessivo, ma una visita clinica fatta da uno specialista in medicina dello sport. Insomma uno screening completo, poi si andrà oltre con gli accertamenti solo in caso di anomalie».
I giocatori che sono andati all’estero dovranno poi seguire altre procedure ancora.
«Una volta tornati in Italia dovranno rimettersi in quarantena, secondo i provvedimenti adottati. Saranno loro a valutare come e quando, ma bisognerà seguire le indicazioni perché siamo ancora nella fase di contenimento del contagio. Non si può riprendere, nemmeno gradualmente, e l’ultimo decreto emanato, quello del 1° aprile, parla chiaro in merito all’attività sportiva».
Gli allenamenti potrebbero ripartire in modo contingentato, e comunque la preparazione sarà tutta da rifare.
«Vedremo cosa succederà, se dopo ci saranno meno restrizioni e se si potrà riprendere. Magari allenandosi in modo contingentato e nel rispetto della distanza obbligatoria, senza dimenticare che ormai gli atleti sono fermi da troppo tempo. La preparazione per ritrovare l’efficienza fisica è da rifare».
Né si può immaginare che le partite a porte chiuse possano essere una garanzia per frenare i contagi.
«Come già dimostrato, lasciare a casa il pubblico non è sufficientemente preventivo. Non basta. Resta sempre il contatto tra i giocatori, conta solo quello e adesso bisogna evitarlo. È un tema che ci accompagnerà per un po’».