Repubblica intervista uno dei medici della delegazione cinese in Italia: «Nella nostra provincia abbiamo riunito i malati più gravi nel nostro ospedale»
Su Repubblica l’intervista a Yunqing Qiu, primario di Malattie infettive del primo ospedale affiliato dell’università di Zhejiang, in Cina. Fa parte del team medico-sanitario arrivato dalla Cina con macchinari e mascherine per aiutare l’Italia nell’emergenza Covid-19.
Racconta che la decisione di venire in Lombardia per due settimane è dovuta al “profondo sentimento di amicizia” che lo lega all’Italia.
«In passato, quando la nostra provincia ha dovuto affrontare un terremoto o altre emergenze, abbiamo ricevuto molti aiuti. Come medico esperto di malattie infettive, poi, mi preoccupo della situazione dell’epidemia nel vostro Paese».
Racconta le azioni che in Cina hanno portato a risultati positivi nella lotta al virus. Sono quattro.
«Primo: inquadrare in anticipo i casi sospetti; secondo, fare i tamponi il prima possibile per scoprire i positivi; terzo, chi è contagiato deve essere messo subito in quarantena. Infine, è importantissimo iniziare la terapia quando la malattia è ancora in una fase iniziale. Ci sono anche altre quattro misure pratiche. Bisogna mettere insieme tutti i pazienti positivi, radunare gli esperti e i medici specializzati, mettere in comune gli strumenti, e concentrare anche le persone che hanno necessità di diverse terapie».
Il medico sottolinea l’importanza della costruzione dell’ospedale Covid, come chiede la Regione.
«Nella nostra provincia abbiamo riunito i malati più gravi nel nostro ospedale perché siamo attrezzati per curarli. È importante per aumentare le guarigioni e diminuire i decessi. Anche chi ha sintomi lievi o è asintomatico, e lo abbiamo visto a Wuhan dove è stato costruito un ospedale temporaneo, dev’essere isolato per evitare che a casa contagi parenti e amici».
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