Al CorSera: «Non ci stiamo a fare il capro espiatorio, basta strumentalizzazioni. Ci assumiamo la responsabilità di tenere aperte le imprese dell’alimentazione e della farmaceutica»
Il Corriere della Sera intervista il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Respinge al mittente le illazioni sulla resistenza di Confindustria alla chiusura delle attività economiche.
«No, guardi, le strumentalizzazioni stanno superando il livello di guardia. Qui si vuole cercare il capro espiatorio. E Confindustria non ci sta».
Spiega che molte filiere sono trasversali e occorre fare attenzione a quali si decide di chiudere.
«Prendiamo le aziende dell’automotive che stanno producendo valvole per i respiratori: anche loro non sono comprese nei codici Ateco che possono andare avanti a produrre. Attenzione alle rigidità, usiamo il buon senso».
Boccia ritiene che affidare il controllo ai prefetti sa una garanzia sufficiente.
«Crediamo che affidare ai prefetti il controllo delle aziende che devono garantire beni e servizi per le filiere essenziali sia lo strumento giusto».
Da parte di Confindustria, assicura, non c’è stata alcuna richiesta di flessibilità.
«Non abbiamo chiesto nessuna flessibilità. Ci assumiamo la responsabilità di tenere aperte le imprese per assicurare le filiere dell’alimentazione e della farmaceutica. Il decreto tra l’altro riduce i codici, non li amplia. Occorre rispettare il fine che ci si è dati, ossia far arrivare in farmacie e negozi farmaci e alimenti. C’è un elemento di flessibilità che risponde all’esigenza di non bloccare le filiere dell’alimentazione e del farmaceutico con la previsione di giusti limiti e controlli. Quindi non c’è alcun ampliamento».