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De Laurentiis e i feriti a morte

La Capria li aveva già descritti, inquadrati e stigmatizzati. La franchezza di De Laurentiis diventa volgarità se chiama le cose per nome

De Laurentiis e i feriti a morte

Un’intervista, diretta e schietta che serve a fare chiarezza su tutti i mormorii, silenziosi o urlati, di questi ultimi giorni (anche se a dire il vero qui ce ne sono sempre e comunque) che finisce per deflagrare con conseguente seguito di dagli addosso ad ADL.

La Capria nel suo Ferito a Morte li aveva già descritti, inquadrati e stigmatizzati. In fondo sono passati solo sessant’anni ma tutto è ancora così, per chi rimane, per chi è rimasto. Gli altri, come Massimo alias lo scrittore, sono emigrati.

Oggi, grazie ai social leggiamo il loro pensiero, il loro avvitarsi e avvinghiarsi all’irrealtà piuttosto che affrontarla la Realtà. C’è uno scollamento immenso tra i fatti, le logiche del mondo e la narrazione che fanno. De Laurentiis sembra aver capito tutto sin dall’inizio ma ancora, la sua franchezza diventa volgarità se chiama le cose per nome, però i fatti e i numeri gli danno ragione e così va avanti, per sua e nostra fortuna.

Dire che andare in Cina è una marchetta sarà volgare ma è verità.
Dire a Lorenzo Insigne che solo lui stesso può risolvere i suoi problemi e non Raiola, Ancelotti o De Laurentis è un’ovvietà ma ferisce a morte.

E già, tutte le stucchevoli polemiche tra papponisti e aziendalisti sono il pantano in cui si crogiola il napoletano. Sì avete letto bene, anche solo il rispondere o il dare eco con retweet o un riporto di articolo di chi vomita provocazioni sul Napoli e i suoi protagonisti è una ferita a morte, inutile per di più.

Se un parolaio, anche nazionale o un chiunque opinionista, anche da social spara provocazioni, la miglior cosa è ignorarlo. Sarà sommerso dal silenzio e dai fatti. Napoli è la punta dell’iceberg Italia, un Paese iniquo dove chi ha il potere fa come gli pare e gli altri zitti o emigrano. Mantenere una visione serena delle cose è oggettivamente difficile, per questo l’irreale domina.

Un Paese dove due leader politici(sic!) si confrontano con un livello buono per le scuole elementari davanti a milioni di persone, ha bisogno di silenzi e di fatti.

Quando De Laurentis dice che comprare lo stadio a Napoli sarebbe una iattura perché si sveglierebbero sovrintendenti e altri burocrati a rendere impossibile il fare, dice la verità. E si badi bene Roma, Milano, Firenze dimostrano che il problema è nazionale non solo nostro.

Insomma se vogliamo una realtà diversa dobbiamo fare in modo che la bellezza non sia una ferita a morte ma un di più al nostro fare, al nostro evitare di perder tempo dando voce a chi ci vuole male o semplicemente vive di provocazioni e narrare i fatti così come li vediamo senza doverli giustificare o condannare.

Se fuori Napoli si riconoscono i meriti oggettivi, quelli vanno riportati e mostrati senza cadere nella trappola delle discussioni inutili e delle provocazioni pretestuose. Una strada c’è ed è quella di tirare dritto, gli altri seguiranno o comunque saranno
loro feriti a morte.

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