Lo scontro per il futuro del calcio. L’associazione campionati contraria a quattro squadre direttamente in Champions per Spagna, Inghilterra, Italia e Germania
Non è finito lo scontro politico nel calcio europeo. Anzi, è appena cominciato. E si sta rinfocolando. I giornali inglesi riportano una polemica di cui su quelli italiani ancora non c’è traccia. Lo scontro è andato in scena al Leaders Sport Business Summit di Twickenham.
Agnelli ha detto alle leghe, cioè ai campionati, che devono smettere di dire “no, no, no” a una revisione dell’attuale Champions. Per Agnelli il cambiamento è una necessità se il calcio vuole rimanere interessante per una generazione più giovane che sarà sempre più attratta da Fortnite e League of Legends.
Ad Agnelli ha risposto Lars-Christer Olsson il presidente delle leghe europee che si è schierato contro la SuperLega, contro le quattro squadre direttamente in Champions per Inghilterra, Germania, Spagna, Italia. Una deve passare dai prelimiari, come accadeva fino a pochi anni fa. E si è schierato contro l’alto numero di partite.
«Se i piani per la Superlega andranno avanti, sarà a rischio la salute dei calciatori. Se giocano 70 o 80 partite all’anno, è molto probabile che restino vittime di infortuni».
E ancora: «La Champions League conta attualmente otto gruppi di quattro squadre. È stato suggerito di modificarla in sei gruppi da sei. Così aumenterebbe il numero di partite per gruppo Da sei a dieci per squadra».
Per Olsson – riporta il sito della Bbc – l’unico modo per affrontare questa riforma sarebbe estendere le rose a 40 giocatori, ma questo avvantaggerebbe i club più ricchi.
Lo scontro politico è appena cominciato.