Mattatore Cristiano Ronaldo, tra gli azzurri nella ripresa entra in scena il personaggio di Mario Rui. C’è ancora tanto da studiare
Juventus-Napoli
Prologo
Ancelotti fa pretattica, o forse è solo un’invenzione dei giornalisti. Allegri fa pretattica o forse aspetta Ancelotti che faccia pretattica sperando che i giornalisti non facciano scherzi. Alla fine spazio ai piccoletti da entrambe le parti. Mertens e Dybala. Mille napoletani (fuori Campania), pugliesi, calabresi e siciliani in quantità industriali, duecento, forse trecento piemontesi, ma questa è un’altra storia.
Atto primo
Gli azzurri partono a razzo, pressano, impostano, tengono la Juve nella sua metà campo. Hamsik tiene bene il centro campo, Zielinki fa la spola con gli attaccanti, Allan ringhia a più non posso. I piccoletti creano la giusta profondità. Morale della favola, dopo un palo del polacco Piotr, al decimo minuto, Mertens porta il Napoli in vantaggio dopo un’azione a tre con Allan e Callejon. Fin qui, tutto molto bello. Forse anche troppo. Il problema è che dopo il gol di Mertens , Cristiano Ronaldo, in versione bulletto di aria di rigore, comincia a farne di cotte e di crude all’undici partenopeo. Tant’è che dopo qualche minuto, precisamente al ventiseiesimo, proprio da un’iniziativa sulla sinistra del portoghese, magistralmente assititita anche dall’azzurro Hysaj (si scherza), parte un cross che bellino bellino va a posizionarsi sulla testa di Mandzukic che.. facile facile, la mette dentro. La trama, scorre veloce, poco cambia, la Juve attacca, il Napoli non capisce cosa sia successo, o almeno cosi sembra. Fischio dell’arbitro, tutti negli spogliatoi.
Atto secondo
Sostanzialmente, tutto resta uguale. I bianconeri prendono il sopravvento, l’acuto di Mandzukic, in respinta ad un palo colpito da Ronaldo, getta nello sconforto gli azzurri, ancora poco capaci di tenere testa, soprattutto a centrocampo ai campioni d’Italia. Nel pieno della vicenda, tra sprazzi di rimonta sfumati d’azzurro e prove di forza a strisce verticali, emerge limpido il personaggio di Mario Rui, lestissimo nel farsi espellere per doppio giallo, dopo un fallo praticamente identico a quello sanzionato con il primo cartellino. Il tempo di rimescolare le parti in scena, con gli ingressi di Malcuit (molto più energico rispetto al compagno Hysaj, dirottato sul lato sinistro), Mertens ( e successivamente di Fabian Ruiz), per Hamsik, Zielinski e Mertens, che Callejon spreca una ghiotta occasione per riportare la gara in parità. Il tempo di mangiarsi le mani, e la Juve trova il terzo gol con Bonucci. A questo punto, di fatto, cala il sipario sullo “stadium”, tra inni al Vesuvio ed altri canti di gioia.
Epilogo
Azzurri in partita per quindici minuti, bianconeri troppo forti per tutto il resto della gara. Senza girarci troppo intorno, l’immagine chiara, sembra essere questa. I “piccoletti” sbattono a più riprese contro il muro bianconero. Poco carattere in certe fasi, poca concentrazione in altre. Insomma, c’è ancora da lavorare, si direbbe, per poter entrare di diritto nella parte della prima inseguitrice alla vetta. C’è tanto ancora da studiare, e tutto il tempo per poterlo fare. Il “maestro” è buono, gli allievi anche. Il tempo c’è. E allora guardare avanti, e certo, anche un po’ indietro, capace che qualcosa, sempre si impara.